Bari, neonato morto in culla termica. L’autopsia: “Ucciso dal freddo”

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OglioPoNews INTERNO

(Adnkronos) – Sarebbe morto per ipotermia il neonato trovato senza vita giovedì mattina nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista a Bari. L’autopsia, conclusasi in serata, è stata svolta dal medico legale del Policlinico incaricato dalla Procura, Biagio Solarino, alla presenza dei consulenti di parte degli indagati: il parroco don Antonio Ruccia, il cui telefono cellulare era collegato con un allarme ai sensori di peso sistemati nella culletta, e il tecnico manutentore che ha effettuato un intervento verso metà dicembre. (OglioPoNews)

La notizia riportata su altri media

"Sono a Roma - spiega don Antonio Ruccia, parroco della chiesa - ma il mio cellulare collegato alla culla non ha squillato". (La Repubblica)

Stando ai risultati dell’autopsia effettuata dal dottor Biagio Solarino, il piccolo sarebbe morto per ipotermia. Continuano le indagini sulla dolorosissima vicenda accaduta a Bari lo scorso gennaio quando un bimbo di poche settimane è stato ritrovato senza vita nella culletta termica nella chiesa di San Giovanni Battista (Casteddu Online)

Era un bimbo sottopeso, fortemente disidratato e trascurato, il piccolo di circa 3-4 settimane trovato morto il 2 gennaio scorso nella culla termica della parrocchia di San Giovanni Battista di Bari. Il piccolo, un maschietto, pesava 2 chili e 800 grammi ed era stato partorito a termine, forse non in ospedale, anche se quest’ultima è solo un’ipotesi. (TeleRama News)

Neonato morto nella culla termica. Parroco indagato

Il piccolo trovato senza vita il 2 gennaio scorso, nella culla per la vita della chiesa San Giovanni Battista (LAPRESSE)

Indagini della Procura La Procura di Bari ha aperto un’indagine per omicidio colposo nei confronti di don Antonio Ruccia, parroco della chiesa, e di Vincenzo Nanocchio, il tecnico responsabile dell’installazione della culla termica nel 2014. (Tiscali Notizie)

Nessun allarme che avrebbe potuto salvare il piccolo trovato poi morto all'interno del dispositivo attivato nel 2014, grazie al quale sono stati salvati due neonati nel 2020 e nel 2023. (il Giornale)