Mandato di arresto per Netanyahu, Salvini: “In Italia è il benvenuto, i criminali sono altri”
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Tel Aviv, 22 novembre 2024 – Il giorno dopo la decisione della Corte penale internazionale, a tenere banco sul fronte medio-orientale è ancora la notizia del mandato di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato con l’ex ministro della Difesa Gallant di “crimini di guerra”. Contrari gli Stati Uniti di Joe Biden che ha pronunciato parole dure: “L’ordine di arresto è vergognoso. Non c'è alcuna equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas”. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
La notizia riportata su altri media
Dopo 44mila palestinesi uccisi la Corte penale internazionale spicca i mandati d’arresto per i leader israeliani Netanyahu e Gallant e il capo militare di Hamas Deif. L’accusa: aver intenzionalmente affamato e sterminato Gaza. (il manifesto)
Ma come il primo ministro più longevo di Israele, l’uomo che è riuscito nell’impresa di restare alla guida del Paese dopo la strage peggiore della Storia dello Stato ebraico, intenda ora giocare la sua partita, al momento non è chiaro. (la Repubblica)
Con una mossa premeditata, che sfida il concetto stesso di sovranità statuale e le sue legittime prerogative, e facendo della sedicente giustizia internazionale una farsa, la CPI ha spiccato un mandato di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant, accusandoli di responsabilità diretta per presunti crimini di guerra asseritamente commessi dalle Forze di difesa israeliane (IDF) durante il conflitto a Gaza ancora in corso. (Nicola Porro)
Questo è un punto fondamentale: la sua reputazione è seriamente danneggiata, e il sostegno politico interno potrebbe vacillare”. “Un leader sotto mandato di arresto internazionale perde credibilità e autorità. (Il Fatto Quotidiano)
Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini a margine dell'assemblea Anci. "Non entro nel merito delle dinamiche internazionali. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Torino, 22 nov. - "La linea è quella del presidente del Consiglio che io ho il dovere di attuare anche perché la condivido. Noi esamineremo e leggeremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte ad adottare questa scelta, rispettiamo la Corte, la sosteniamo, ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico". (Il Sole 24 ORE)