La preside del liceo Virgilio di Roma divide gli studenti dopo l'occupazione: «In piazza contro le autogestioni»

L’occupazione del liceo ginnasio Virgilio, storico istituto nel cuore della Capitale, divide l’intera comunità scolastica. C’è chi la condanna, ne prende le distanze e chiede la cessazione immediata. E chi sostiene i circa 350 studenti che nella notte tra giovedì e venerdì sono entrati nel palazzo di via Giulia per disegnare il profilo della scuola che vorrebbero. Tutta la vicenda ha avuto inizio alla vigilia del fine settimana: il collettivo che decide l’ingresso nei locali del liceo, l’allarme che avverte la dirigente scolastica dell’intrusione e la conseguente denuncia alle autorità. (Corriere della Sera)

Su altre fonti

Mancano una manciata di minuti alle 17 e la preside del liceo Montessori di via Livenza viene contattata dalla sua vice che la informa dell’occupazione dell’istituto dopo il tentativo al mattino poi naufragato. (ilmessaggero.it)

«Cristina dammi le chiavi», ha tuonato prima ancora delle otto del mattino uno dei “violenti” (difficile trovare un altro modo per descriverli), l’unico a volto scoperto che si presume sia il “leader” del gruppo ma estraneo al liceo Maria Montessori di via Livenza, un chilometro appena di distanza dai noti Righi e Tasso. (ilmessaggero.it)

Qualcosa sta cambiando. (ilmessaggero.it)

Occupazioni e bocciature: come il Governo reprime il dissenso

Occupato anche il Rossellini. L’ha annunciato nella mattinata del 3 dicembre il collettivo autorganizzato dell’istituto di istruzione superiore all’Ostiense. La sede in mano a parte degli studenti e delle studentesse è quella di via Libetta: dall’edificio al civico 14 ora si vede uno striscione, “Rossello lotta”. (Repubblica Roma)

Nel pomeriggio, invece, trecento persone (tra studenti e genitori) si sono ritrovati in un’assemblea pubblica nel cortile della scuola occupata per discutere delle motivazioni della protesta e della bizzarra iniziativa della dirigente . (il manifesto)

Le occupazioni delle scuole? Un modo per riappropriarsi degli spazi di appartenenza e per creare dibattiti: così dicono gli studenti, nonostante il timore che possa scattare un voto basso in condotta che pregiudica l’anno scolastico. (Tecnica della Scuola)