Il "Berlinguer” di Segre apre la Festa del Cinema di Roma, Germano: «Lui si metteva al servizio degli altri»

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Solo cinque anni, dalla morte di Salvador Allende (1973) a quella di Aldo Moro (1978), per raccontare filologicamente, e senza troppi retroscena, quel segretario del partito comunista più grande in Europa (1,7 mln di votanti), quel politico amato e rispettato da tutti, anche dagli stessi avversari quando in Italia erano ancora vitali le ideologie. Così “Berlinguer. La grande ambizione” di Andrea Segre, film d'apertura della 19a edizione della Festa del Cinema di Roma in concorso a "Progressive Cinema" e in sala dal 31 ottobre con Lucky Red (Il Mattino di Padova)

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Per attivare l'iscrizione alla newsletter The dreamers, dedicata al cinema e alle serie tv, clicca qui Il titolo fa riferimento al grande progetto politico che Enrico Berlinguer aveva in mente: unire le forze popolari italiane attraverso il compromesso storico con la Democrazia cristiana di Aldo Moro per realizzare un grande programma di riforme. (la Repubblica)

Il grande merito di questo film sul l… È quasi una promessa allo spettatore: entra in questa storia e farai due ore di palestra politica con il miglior personal trainer, scusate le parolacce, e alla fine l’emozione sarà pari al guadagno intellettuale. (la Repubblica)

“Oggi si parla tanto di chi sarà il prossimo leader, non abbiamo un leader, ma siamo sicuri che la risposta sia nel leader? Perché, innanzitutto, Berlinguer era un segretario e questa è una differenza semantica molto importante perché prevede un discorso fatto all’opposto quindi di ascolto. (LAPRESSE)

Nella palestra politica di Enrico Berlinguer s’impara l’arte della pazienza

"Sono emozionata perché per la prima volta vediamo papà interpretato da una grande persona e da un grande attore (Elio Germano, ndr). Io all'epoca in cui è ambientato il film ero già grande e ora mi aspetto di rivedere quegli anni, di vedere la passione, la dedizione e la identificazione totale con la causa". (Il Sole 24 ORE)

“È stato un lavoro molto serio di ricerca e restituzione. Non è stato un film in cui il regista ha dato una interpretazione dei fatti ma abbiamo cercato di restituire quello che è accaduto in quegli anni nel paese e in quel partito che era il più grande partito operaio d’Europa con migliaia di iscritti, una enorme forza popolare che raccoglieva più di un terzo dei votanti”. (LAPRESSE)

Giuseppe Bertolucci lo aveva immaginato in maniera grottesca nel 1977, portando Roberto Benigni, nei panni di un venticinquenne del sottoproletariato toscano, a vederlo come mito assoluto in Berlinguer ti voglio bene. (Vogue Italia)