Coin annuncia la chiusura di altri 7 punti vendita in Italia: taglio di 92 posti di lavoro
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La crisi di Coin si allarga e coinvolge i lavoratori di altri 7 negozi in Italia. Dopo l'annuncio della chiusura a gennaio del punto vendita di Grugliasco, nel Torinese, l'azienda ha comunicato la cessazione delle attività entro il 2025 di una serie di sedi storiche della catena di grandi magazzini presenti dal Lazio al Veneto, fino a Milano. Il gruppo ha fatto il punto della situazione nell'incontro al Mimit con le sigle sindacali. (QuiFinanza)
La notizia riportata su altre testate
La società, in difficoltà economica ormai da mesi e con una perdita nel 2024 che dovrebbe essere molto elevata, ha confermato l’impegno a non avviare procedure di licenziamento collettivo, nonostante la complessità della situazione finanziaria. (Il Nord Est)
Toni molto soft, come del resto è d’obbligo per un dicastero, sulla situazione di Gruppo Coin. “Coin – si legge - ha esposto i punti chiave del piano industriale, il quale mira a valorizzare l’attività e che sarà basato su tre pilastri: l’ottimizzazione dei punti vendita, attraverso una migliore gestione degli spazi, la revisione del mix merceologico e il miglioramento del servizio, tramite un maggiore presidio negli store del personale. (DM - Distribuzione Moderna)
Il Gruppo, su richiesta del Mimit, si è impegnato a non prendere alcuna iniziativa unilaterale Avviare un confronto tra le parti, fornire continuità al business e realizzare un piano di risanamento e di rilancio che tuteli l’occupazione dei 1331 lavoratori del Gruppo. (mimit.gov.it)
Secondo quanto risulta a MFF, Dea capital dei De Agostini avrebbe rilevato alcuni debiti del brand della famiglia Furlanetto, in composizione negoziata della crisi. (Milano Finanza)
CLICCA La catena Coin ha annunciato la chiusura di sette punti vendita in Italia entro il 2025, tra cui due in Veneto: lo storico negozio di Vicenza in piazza Castello e l’outlet di San Donà di Piave, con un totale di 22 dipendenti coinvolti. (tviweb)
I temi sono stati al centro di un confronto tra le parti che si è svolto a Roma, al ministero del Made in Italy nel corso del quale è stato comunque presentato un piano di risanamento secondo il quale un ritorno alla redditività dovrebbe potersi registrare nel 2026. (Corriere della Sera)