Principe Harry accusato di molestie su larga scala e bullismo da presidente della sua charity
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(Adnkronos) – Nuovi guai per il principe Harry accusato di ”molestie su larga scala e bullismo” dalla presidente dell’ente benefico Sentebale, Sophie Chandauka, dal quale il Duca del Sussex si era dimesso martedì. Una fonte vicina agli ex amministratori di Sentebale ha definito “completamente infondate” la denuncia di Chandauka ritenendo che si tratti di ”una pura trovata pubblicitaria” che il principe Harry e le persone che si sono dimesse insieme a lui si aspettavano. (OglioPoNews)
Ne parlano anche altre fonti
«Lui è un bullo, razzista e misogino», «lei è inaffidabile, con uno stile dittatoriale». (il Giornale)
Pare che le tensioni tra Harry e la presidente sarebbero esplose un anno fa, durante un torneo di polo di beneficenza a Miami. Durante la premiazione, una sequenza imbarazzante catturata dalle telecamere ha mostrato Meghan Markle che invitava Chandauka a spostarsi dal fianco del marito, imponendole di mantenere una certa distanza. (Panorama)
Secondo Chandauka, il duca di Sussex sarebbe responsabile di una campagna contro la presidente per la quale ha «scatenato la macchina delle pubbliche relazioni dei Sussex». (L'Unione Sarda.it)
Chandauka, che guida da due anni l'ente, organizzazione che si occupa di aiutare le giovani vittime dell’Aids, ha accusato Harry di aver provato a trasformare la charity in “un’estensione della macchina di pubbliche relazioni dei Sussex”. (RaiNews)
Lo scorso 25 marzo il principe Harry e il principe Seeiso del Lesotho hanno annunciato le loro dimissioni dall’ente Sentebale. Uno scontro che da alcuni giorni sta occupando le pagine dei giornali, arricchendosi di nuovi dettagli per nulla edificanti nei confronti del duca di Sussex e che sarebbe stato causato da Meghan Markle. (il Giornale)
Ma il duca di Sussex sarebbe pronto a rientrare nel suo ruolo solo a seguito delle dimissioni eventuali di Chandauka, insieme al resto del consiglio. Insieme a lui si è dimesso anche il principe Seeiso. (Vanity Fair Italia)