Queer di Guadagnino con Daniel Craig è eros ed enigma

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Daniel Craig interpreta Lee, un flâneur burroughsiano perennemtne ubriaco che vive a Città del Messico nei primi anni Cinquanta. Trascorre il suo tempo facendo baldoria in alcuni bar, intrattenendo conversazioni sarcastiche con compagni di bevute americani o andando in cerca di sesso. È disgustato dalle proprie inclinazioni, anche se non le limita. Lee è anche, si apprende in seguito, in preda a una dipendenza da eroina, che tratta con rassegnata noncuranza. (Vanity Fair Italia)

Su altre testate

Al Festival del Cinema di Venezia Daniel Craig ha cambiato le carte in tavola. (Cosmopolitan)

Crudo e realistico come ogni opera di Burroughs, Queer ripercorre la relazione omosessuale di William e Eugene. (Fanpage.it)

Daniel Craig, l’attore britannico noto per aver interpretato James Bond per oltre un decennio, ha voltato pagina e ha preso parte a un progetto completamente diverso, collaborando con il regista Luca Guadagnino. (Virgilio)

Durante le scorribande di Lee in sottofondo ribolle una colonna sonora grunge, una scelta spiazzante almeno quanto azzeccata. E però il suono sporco delle chitarre anni Novanta, nel suo staccarsi dal glamour del decennio precedente, risulta dissonante e insieme incredibilmente aderente alle atmosfere beat dei Sixties (stagione che del resto ha non poco salato il sangue ai Nirvana): è la voce graffiata di Kurt Cobain a scandire la notte che scorre sordida per le calle messicane. (Lucy. Sulla cultura)

Daniel Craig, celebre per aver interpretato James Bond in cinque film tra il 2006 e il 2021, si presenta al pubblico in una nuova veste. La trama segue William Lee, un uomo americano espatriato in Messico negli anni '50, che esplora nuove possibilità di connessione umana. (ilmessaggero.it)

Nel film il protagonista Daniele Craig, ex 007, interpreta la parte di un americano omosessuale di mezza età che abborda altri uomini nei bar di Città del Messico nei primi anni cinquanta. Sussurri e gridolini durante la conferenza stampa di Queer di Luca Guadagnino al Festival di Venezia 2024. (Il Fatto Quotidiano)