Il caso Yara, perché il Dna non è l'unico elemento che inchioda Bossetti: tutti i dubbi chiariti da Fiorenza Sarzanini. «Ignoto 1 è lui»

L'omicidio di Yara Gambirasio torna al centro della scena mediatica grazie al documentario in cinque puntate trasmesso su Netflix. Il caso Yara, oltre ogni ragionevole dubbio è un lavoro che ricostruisce l'indagine con un obiettivo reso evidente già dal titolo: mettere in dubbio la solidità degli elementi che hanno portato alla condanna all'ergastolo per omicidio di Massimo Bossetti. Tutto ruota intorno al Dna che è certamente uno degli elementi principali su cui si basa la condanna che viene ritenuto prova debole. (Corriere Roma)

La notizia riportata su altri media

Lo scrupoloso racconto ripercorre la tragica vicenda di Yara Gambirasio, scomparsa a soli 13 anni una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra (Bergamo) vicino alla palestra in cui si allenava in un corso di ginnastica ritmica. (Corriere della Sera)

Quando alla fine degli anni Ottanta fu scritto il nuovo codice di procedura penale, entrato in vigore nel 1989, l’obiettivo principale della riforma era garantire una reale condizione di parità tra accusa e difesa. (la Repubblica)

“Una serie dal titolo ‘Bossetti colpevole oltre ogni ragionevole dubbio’ l'avrebbero guardata in tre. Anch'io, se non avessi seguito il processo, direi: poveretto, un buon padre di famiglia che gioca con i bambini ed è in carcere da dieci anni”. (L'HuffPost)

Il caso Yara e la nostra ossessione per il true crime

Una sentenza su cui, come ha ricordato Fanpage.it, è meglio non avere dubbi. (Fanpage.it)

«Uno come me, sono sicuro, c’è in ogni prigione»: inizia così uno dei racconti più belli scritti da Stephen King ,“Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”. Il protagonista è Andrew Dufresne, che viene condannato a due ergastoli per l’omicidio della moglie e dell’amante. (Rivista Studio)

Il caso Yara e la nostra ossessione per il true crime (Today.it)