Il caso Yara: ecco cosa racconta la docuserie Netflix con l’intervista a Bossetti. La tesi innocentista che sfida la verità giudiziaria

L’espressione “Oltre ogni ragionevole dubbio” indica la certezza processuale della responsabilità dell’imputato, senza ambiguità né incertezze: è un principio fondante della giurisprudenza penale, di origini anglosassoni ma adottato anche in Italia. Con quella stessa formula, Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio per l’omicidio di Yara Gambirasio, sc… (La Repubblica)

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Una storia su cui ora Netflix ha pubblicato un documentario in cinque episodi. Il 26 novembre del 2010 Yara Gambirasio è scomparsa da Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. (Fanpage.it)

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La serie Netflix Il caso Yara, con il suffisso "oltre ogni ragionevole dubbio", promette in cinque episodi fuochi d’artificio e nuove rivelazioni su uno dei più noti e dolorosi fatti di cronaca nera italiana. (Io Donna)

Il caso Yara, così Netflix insinua il dubbio su Bossetti: la maestra di ginnastica «mai indagata», le sferette metalliche e la forzatura sul furgone

E questa è innocentista: lo si sa dal battage, lo si immagina fin da quando è comparso nel trailer Massimo Giuseppe Bossetti, lo si appura puntata dopo puntata. (La Repubblica)

Attesa finita. Oltre ogni ragionevole dubbio» è il titolo della docuserie firmata da Gianluca Neri (produzione Quarantadue), su cinque puntate. Per la morte di Yara è stato condannato in via definitiva, Massimo Bossetti il carpentiere di Mapello (Bergamo) nato nel 1970 e arrestato il 16 giugno del 2014. (Corriere TV)

Tante, copiose, gli solcano il viso. Probabilmente il dubbio resterà a buona parte del pubblico dopo aver visto «Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio», da martedì 16 luglio su Netflix: cinque puntate da una cinquantina di minuti ciascuna, docuserie prodotta da Quarantadue, sviluppata e diretta da Gianluca Neri (già autore di Sanpa), scritta insieme a Carlo Gabardini e Elena Grillone, con la collaborazione di Alessandro Casati, Cristina Gobbetti, Camilla Paternò. (Corriere Bergamo - Corriere della Sera)