Violenze. Lessico da anni 70 e gesto della P38. Ma la politica non è scontro continuo
Troppo giovani per ricordare quegli anni terribili, non abbastanza giovani per essere giustificati. Tra i tanti gesti brutti e da condannare compiuti nei cortei di ieri per il cosiddetto “No Meloni day”, in particolare in quello di Torino, si è rivisto “quel” gesto: l’indice e il medio della mano uniti, il pollice aperto a simboleggiare una pistola, la Walther P38 appunto, arma prediletta dall’estremismo rosso negli anni 70 del secolo scorso. (Avvenire)
Se ne è parlato anche su altri media
Sono circa quattrocento i giovani che partecipano alla manifestazione, che si è messa in marcia con cori e fumogeni e che si è diretta, come prima tappa, verso l’Ufficio scolastico regionale di corso Vittorio Emanuele II. (La Repubblica)
"Ho visto come è nato il terrorismo, proprio anche a Torino: hanno iniziato così, prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti, poi si fa il gesto della P38 per strada e poi però si spara. (L'HuffPost)
Ma attacchi ai limiti dell'eversione, violenti, ingiustificabili". "Non sono state manifestazioni di protesta. (La Provincia di Cremona e Crema)
non le comprendo. Perché tanto odio e tanta violenza? Benedetta Perego (il Giornale)
’Rovesciamo il governo e liberiamo il Paese’ è lo slogan adottato dalla rete degli studenti in occasione dello sciopero nazionale di ieri nelle piazze delle città italiane con tensioni esplose in particolare a Torino (il Resto del Carlino)
Dalle piazze si leva un grido di dissenso contro il governo, ma le rivendicazioni per una scuola pubblica e accessibile, per il benessere psicologico e per una reale partecipazione studentesca, rischiano di essere soffocate da episodi di violenza e intolleranza. (Orizzonte Scuola)