Accusato di stalking da una giornalista, viene assolto perché il fatto non sussiste. Un incubo durato sette anni

Una vicenda kafkiana per un professionista travolto dalle accuse poi rivelatesi inconsistenti.
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Napoli, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

In sette anni ne ho viste e vissute tante. Le avventure professionali con i miei cortometraggi, i miei video alle presentazioni di libri e agli eventi, le mie interviste ai vip, le mie partecipazioni a programmi televisivi e alle fiction. Ancora, un sogno visto diventare realtà: la direzione del palinsesto di una stazione televisiva. Tante soddisfazioni, ma anche una esperienza negativa, legata proprio alla mia attività professionale.

Nel 2016 mi sono visto raggiungere da un avviso di garanzia per reati di stalking e lesioni personali. La denunciante, la dottoressa G. C., giornalista de Il Mattino per il quale si occupa di queste tematiche, mi ha miseramente accusato di delitti mai commessi e solo alla fine del processo, ascoltando la discussione del mio legale, avvocato Natalina Mastellone, ho capito quale fosse il movente di quelle false accuse: G. C. prima si accordava con me per una intervista, e poi senza darmi alcuna spiegazione si sottraeva, senza dirmelo chiaramente, e ciò perché era pervenuta all’idea che la pubblicità che avrebbe potuto ottenere dalla diffusione dell’intervista rilasciata al sottoscritto, non sarebbe stata soddisfacente per una professionista come lei che vantava una ospitata alla Rai. Da qui il livore e solo per averle chiesto il motivo dell’improvviso “no-contact”, ha iniziato la sua rivalsa, raccontando bugie pur di accreditarsi come vittima di stalking.

“Assolto perché il fatto non sussiste”. E’ la sentenza pronunciata dal giudice D’Ambrosio il 28 giugno 2023. Una sentenza che ha un sapore di libertà per me, quella libertà di parola e di azione che io ho sempre decantato di desiderare e di ottenere in ogni caso e in ogni contesto. 

Dopo sette anni e più, e, perbacco, è una eternità, è un nono della mia esistenza! Ho dovuto difendermi a denti stretti da un qualcosa di realmente non commesso e che avrebbe rischiato di ledere la mia dignità di uomo. Alla fine il film di cui sono stato protagonista ma non regista è giunto ai titoli di coda con il finale migliore. Ringrazio mille volte il mio legale di fiducia, l’avvocato Natalina Mastellone, che con indiscussa professionalità e una particolare “verve” nel mettere in luce tutte le discrasie dal racconto della parte lesa, la dottoressa G. C., sottolineando anche come denunce non veritiere facciano perdere tempo alla giustizia a danno di quelle donne effettivamente vittime di stalking e altri gravissimi reati, mi ha restituito quella dignità di uomo che mi ha sempre contraddistinto sia nella vita privata che in quella professionale.

Da sceneggiatore e regista, mi capita di interessarmi a vari temi sociali, ritengo che i reati di violenza di genere sono effettivamente una piaga degli ultimi anni, ma certi reati ad-hoc devono essere utilizzati con equilibrio per evitare, talvolta, la loro strumentalizzazione. Personalmente ho apprezzato ancor di più la difesa a mio favore di un “legale donna”, che ha saputo seguire il caso anno dopo anno e, non per ultimo, coi denti tenuti sempre stretti e lo sguardo agguerrito, la sua arringa conclusiva in un deciso “american-style” che davanti al giudice attento e al pubblico ministero ha sconfitto la controparte con l’arma dell’eleganza forense che la contraddistingue, giocando una partita a scacchi passando dalla difesa del proprio Re al contrattacco più spietato, smontando integralmente tutto ciò che era stato costruito da una “miss Hyde” approssimata.

Ufficio Stampa
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