Tragedia ad Ercolano, muoiono tre giovani. Minadeo (Confintesa Sanità) e Arenare (Confintesa Metalmeccanici) commentano la tragedia con una nota congiunta.
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Tragedia ad Ercolano, Samuele Tafciu di 18 anni, che lascia un figlia di 4 anni, e le sorelle gemelle Sara ed Aurora Esposito di 26 anni morti in una violenta esplosione di una palazzina dove venivano confezionati fuochi di artificio, senza contratto e senza nessuna osservanza delle norme in materia di sicurezza sui postio di lavoro.
Sulla questione intervengono Alessio Minadeo (Confintesa Sanità) e Valerio Arenare (Confintesa Metalmeccanici):” Non è l’ennesimo caso di morti per incidenti sul posto di lavoro, o meglio, non è solo questo. E’ la storia di povertà e disperazione che spesso porta le persone ad accettare di lavorare in condizioni assurde pur di guadagnare i soldi necessari per far sopravvivere la propria famiglia.
Una storia che si ripete, purtroppo, sempre più spesso in alcune regioni dove la disoccupazione è sempre in aumento. Samuele, Aurora e Sara lavoravano al nero, senza nessuna formazione, senza nessun dispositivo di sicurezza; da quello che si legge sui giornali, probabilmente reclutati al bar per qualche giornata di lavoro, come spesso accade al sud Italia anche in altri settori in particolar modo agricoltura, Edilizia, ristorazione e nella manifattura. Un problema, quello della pirotecnica al nero, su cui politici e sindacati fanno troppo spesso orecchie da mercante.
Un problema, quella della disperazione creata dalla disoccupazione su cui politici e sindacati, troppo spesso, ci sguazzano o, addirittura, utilizzano per accrescere il loro “potere” magari creando palliativi inutili, o meglio utili solo ai furbetti vedi reddito di cittadinanza, anziché trovare soluzioni valide e durature che portino lavoro ma anche un'utilità all’intera società e che, soprattutto, aiutino a dimezzare il divario che ancora esiste tra le tre aree geografiche del nostro paese.
Dalle elaborazioni Anmil sui dati Inail nell’ultimo quinquennio rilevato, ovvero 2019 – 2023 ci sono stati nel settore pirotecnico circa 70 incidenti denunciati di cui 10 con esiti di invalidità permanenti e 20 letali, circa 4 morti l’anno che per un settore microscopico come questo, circa 600 addetti registrati dipendenti di aziende principalmente collocate in tre regioni del sud (Campania, Puglia e Sicilia) sono dati particolarmente allarmanti.
Senza contare i tanti infortuni e, probabilmente, morti non denunciati in quanto si tratta di lavoratori impiegati in aziende pirotecniche non registrate ed, in molti casi, gestite anche dalla malavita locale. Non è stato un incidente sul lavoro comune, non è stato il lavoro ad ucciderli, è stata la disperazione e forse, anche, l’incapacità di vedere un mondo diverso nel loro futuro. Chi li ha portati in quella fabbrica abusiva è sicuramente il principale colpevole della loro morte, ma non sono gli unici. Tutti quelli che hanno visto, tutti quelli che sapevano… ma anche tutti quei sindacalisti, probabilmente noi compresi, e i politici locali e nazionali che sono a conoscenza di tutto quello che succede in questo campo ma che hanno sempre minimizzato il problema perché troppo piccolo e con troppe insidie per essere affrontato seriamente…siamo tutti colpevoli!
Noi di Confintesa Sanità e Metalmeccanici pur non essendo della categoria di questi ragazzi, ci sentiamo in dovere di ricordarli e di porgere le più sentite condoglianza alle famiglie, perché queste morti non hanno categoria ma dovrebbero colpirci tutti e, soprattutto, spingerci tutti ad interessarci concretamente al problema del lavoro nero, caporalato, case e palazzine adibite a fabbriche, disoccupazione…disperazione.
E’ questo il nostro ruolo principale e, almeno per quanto ci riguarda, faremo di tutto per portare il problema all’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici locali e nazionali cominciando con una conferenza sul lavoro nero e con delle iniziative di piazza sul tema a partire da gennaio 2025. Non dobbiamo più far finta che queste tragedie non esistano, è nostro dovere, da sindacalisti, di lanciare l’allarme. Lo dobbiamo anche a questi tre ragazzi e alle loro famiglie!”