Discriminazione tra pensionati e lavoratori in merito al minimo vitale in caso di pignoramenti. Proposta dell' Associazione A.I.AC.E (Associazione Italiana Assistenza Consumatore Europeo) al Governo e Sindacati
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Il tema del minimo vitale in caso di pignoramenti solleva una questione di equità tra pensionati e lavoratori e' quanto afferma A.I.A.C.E (Associazione Italiana Assistenza Consumatore Europeo) per voce del Presidente Generale Giuseppe Sparta' e il dirigente nazionale Niccolo' Francesconi . Attualmente, la normativa italiana prevede una protezione per i pensionati, stabilendo che i pignoramenti non possono ridurre il loro reddito al di sotto di una certa soglia. Questo minimo vitale garantisce ai pensionati di mantenere un tenore di vita dignitoso nonostante i debiti.
Tuttavia, lo stesso principio non è applicato ai lavoratori dipendenti, che si trovano quindi in una posizione di svantaggio. In caso di pignoramento, i lavoratori non godono di una protezione simile, rischiando di vedere compromesso il loro reddito fino al punto di non poter sostenere le spese essenziali per vivere. Questa disparità di trattamento solleva interrogativi su come mai i lavoratori non abbiano diritto a un minimo vitale per sopravvivere.
In un contesto di crisi economica, è fondamentale che anche i lavoratori dipendenti possano beneficiare di un minimo vitale che garantisca loro un livello di sostentamento dignitoso. Si richiede pertanto un intervento urgente delle istituzioni e tutti i sindacati a tutela dei lavoratori per introdurre un minimo vitale di 1000 euro anche per i lavoratori, in modo che, come i pensionati, in caso di pignoramento non si possa scendere sotto questa soglia.
L'auspicio è che il governo , tutte le forze politiche e tutti i sindacati a tutela dei lavoratori possano considerare questa proposta e adottare misure che assicurino una maggiore equità e tutela per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa.
Ufficio Stampa
Dott .Niccolo Francesconi
Italia
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