LA TANA, di Teatrino Giullare, dai racconti di Kafka, al Mittelfest "Disordini"

Prima assoluta dello spettacolo itinerante nelle segrete della Chiesa di Santa Maria dei Battuti di Cividale
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Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)


 Nel racconto La Tana che Franz Kafka scrisse La Tana nel 1923, durante la sua permanenza a Berlino; il misterioso protagonista (un roditore ?) è intento a cercare di costruire un nascondiglio sotterraneo per difendersi da eventuali invasori che potrebbero cibarsi di lui. Il covo è labirintico, lontano sempre più dalla superficie.

"Ho assestato la tana e pare riuscita bene. Dal di fuori, in verità, si vede soltanto un gran buco cheperò in realtà non porta in nessun luogo. Già dopo pochi passi s'incontra la roccia naturale e solida.Non voglio vantarmi di aver adottato questa astuzia con intenzione, fu piuttosto l'avanzo di uno deitanti vani tentativi di costruzione, ma infine mi parve vantaggioso non colmare quest'unico buco.Certo ci sono astuzie così sottili che si stroncano da sole, lo so meglio di qualunque altro, ed ècertamente temerario richiamare con questo buco l'attenzione sull'eventualità che qui ci sia qualcosache metta conto d'indagare. Ma non mi conosce chi pensa che io sia codardo...."

Tutto sembra così funzionare.

"...la cosa più bella nella mia tana è il silenzio. Certo anche questo è fallace. Può essereimprovvisamente interrotto e allora tutto è finito. Per il momento però c'è. Posso strisciare ancora per ore nelle mie gallerie e non sento se non talvolta il fruscio di qualche bestiolina che faccio subitotacere stringendola fra i denti"

Il roditore passa le giornate a perfezionare la sua struttura, a scavare cunicoli, a consumare convulsivamente le sue provviste. 

 Tutto sembra ancora funzionare, ma, al procedere dell’opera, l’animale trova sempre nuovi motivi di preoccupazione: ora è una parete all’apparenza poco solida, ora il bisogno di camuffare meglio un passaggio segreto. Rosa dall’ansia, la bestia decide infine di uscire all’aperto perché solo appostandosi nei paraggi dell’entrata potrà a spiare meglio e da una posizione più sicura l’arrivo del nemico".

 Perchè qualche altro animale (una talpa, secondo Teatrino Giullare) sembra pure scavare. E allora:

" Ancora interrompo a lungo il lavoro, sto in ascolto alla parete, ancora lo scavatore ha mutatoparere, ha preso la direzione opposta, ritorna dal víaggio e crede di avermi lasciato il tempo di prepararmi a riceverlo. Dalla mia parte però tutto è disposto meno bene di allora, il grande edificio è indifeso, io non sono più un piccolo apprendista, ma un vecchio costruttore, e le poche forze che mirimangono mi abbandonano quando si arriva al momento decisivo ma per quanto sia vecchio, mi pareche accetterei volentieri di essere ancora più vecchio di quel che sono tanto vecchio da non poter piùalzarmi dal giaciglio sotto il musco. In realtà qui non resisto, mi alzo e scendo rapidamente nella miadimora, come se invece di pace avessi raccolto qui nuove preoccupazioni".

Le vicende di questo "personaggio" portano a riflettere su come la nostra casa possa diventare la nostra prigione, ma soprattutto su come si possa diventare prigionieri di sé stessi.

 La paura dell’altro ci induce a immaginare difese e tecniche di controllo sempre più sofisticate ma, comel’animale di Kafka, non ci rendiamo conto che il nemico da cui dobbiamo guardarci non è fuorima dentro di noi. La paura dell’altro è, in sostanza, paura della propria intimità. Intimità chediventa alterità minacciosa nel momento in cui l’io — suggestionato da un sogno di dominio eautosufficienza — dimentica di riconoscerla e accudirla con la sollecitudine che si riserva alle cose essenziali.

Su qouesta micidiale allegoria della nostra condizione,Teatrino Giullare, la compagnia diretta da Enrico Deotti e Giulia dell’Ongaro, costruisce un percorso itinerante che è un processo di conoscenza e di consapevolezza. mantenendo intera tutta la tensione del racconto, così come richiesta dall'ascolto e dalla memoria. .

  Quattro "personaggi" che parlano: prima la vecchia macchina da scrivere, "incapace di seguire il tempo che scorre veloce", con i rumori intermittenti e misteriosi, delle maschere, delle ombre e delle installazioni in spazi di volta in volta diversi. Poi due "esseri"che raccontano il loro punto di vista sul mondo, tra il desiderio di sicurezza ed il terrore dell' isolamento. 

 Infine un umano, una donna che chiede libertà, diritto di vivere e sognare.

 Rielaborando il testo con grande rispetto, con una originale scelta teatrale, Teatrino giullare costruisce uno spettacolo suggestivo, avvolgente, emozionante, che ci parla di qui e di oggi, dove la paura sembra avvolgere il mondo.

 La Tana

dai racconti di Franz Kafka  

interpretazione e regia Teatrino Giullare   

con Enrico Deotti e Giulia dell’Ongaro

produzione Teatrino Giullare  

con il sostegno di Regione Emilia-Romagna 

Spettacolo itinerante nelle segrete della Chiesa di Santa Maria dei Battuti.

Ufficio Stampa