Tarme della lana: l'incubo dei nostri armadi e cassetti
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Milano, Marzo 2024 – Si chiama Tinea Pellionella, meglio conosciuta come tarma, ed è lei – o meglio, le sue larve - la responsabile degli attacchi contro i nostri capi di vestiario negli armadi, e in particolare quelli più pregiati: le tarme prediligono infatti il cashmere e, a seguire, le altre fibre naturali, come seta, lana e cotone, ma non disdegnano nemmeno pellicce e capi in pelle.
Per fortuna, i modi per proteggerli esistono, come confermano anche gli esperti di Toosh, brand italiano fondato nel 2003 dai creativi Claudia e Jacopo Geraldini e diventato negli anni un vero e proprio punto di riferimento per la produzione e la vendita di abbigliamento e accessori in cashmere e altre fibre nobili.
Come proteggere i nostri armadi dalle tarme
Come sottolineano i professionisti di Toosh, per contrastare efficacemente le tarme della lana e tenerle lontane dalle fibre naturali bisogna innanzitutto puntare sulla prevenzione, che si traduce in una regolare aerazione dei locali, nel controllo periodico del retro dei mobili e nella corretta conservazione dei capi.
Per esempio, quando, con l’arrivo della bella stagione, giunge il momento di riporre maglioni, vestiti e accessori in cashmere, si dovrebbe aver cura di piegarli accuratamente, inserendo un foglio di carta velina per evitare la formazione di umidità, e metterli poi in un sacchetto di plastica insieme a un antitarme specifico o a un sacchettino profumato contenente erbe aromatiche come rosmarino, lavanda o cedro essiccato, tutti ingredienti naturali il cui effluvio risulta sgradito alle tarme. Anche i bastoncini in legno di cedro o le grucce, realizzate sempre in cedro, possono essere preziosi alleati per tenere lontane le tarme e, al contempo, lasciare un gradevole profumo negli armadi.
Nel momento in cui è già presente un’infestazione, l’opzione migliore è rivolgersi direttamente a una ditta specializzata in grado di effettuare un’igienizzazione profonda, mentre gli esperti di Toosh sconsigliano di utilizzare prodotti come la canfora o la naftalina, sostanze tossiche che, seppure largamente di uso comune in passato, in realtà andrebbero utilizzate con molta cautela