SUPPLICI di Euripide al Regina di Cattolica. Regia di Serena Sinigaglia

Con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin
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Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Al Teatro della Regina di Cattolica, "Le Supplici", tragedia scritta da Euripide, rappresentata per la prima volta nel V secolo a.C., si concentra su un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri.

Un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri morti nel fallito assalto a Tebe, si riunisce presso l’altare di Demetra di Elausi: sono le lì convenute per supplicare gli Ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai figli. I Tebani, infatti, negano la restituzione dei cadaveri. Il re Teseo decide di aiutarle, sicché si rivolge all’araldo tebano, ingaggiando con lui un intenso dialogo nel quale il re difende i valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene contrapposti alla tirannide di Tebe.

La guerra tra le due polis diventa così inevitabile, e si conclude con la vittoria di Atene e la conseguente restituzione dei cadaveri. Il re di Argo Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Alla fine appare la dea ex machina Atena, che fa giurare ad Adrasto eterna riconoscenza di Argo verso Atene, predicendo inoltre la prossima caduta di Tebe.
Quando un araldo tebano giunge per intimargli di non intromettersi negli affari di Tebe, invano il re tenta di indurre l’araldo all’osservanza della propria legge che impone di onorare i morti, ingaggiando con lui un dialogo nel quale il re difende i valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene, contrapposti alla tirannide di Tebe. L’accordo non viene trovato e la guerra tra le due città è inevitabile.
Non è il rispetto “della legge comune di tutta la Grecia” che vuole il seppellimento dei morti a determinare la loro supplica: non il nomosma la legge della physisimpone la necessità di colmare il vuoto della morte con l’inerte presenza dei cadaveri.

È indispensabile il rito, altrimenti ne deriverà viltà anche per i più forti: il guerriero che muore deve sapere che saranno celebrati per lui gli onori funebri mediante i quali gli sarà consentito di sopravvivere nella memoria collettiva; e d’altra parte lo stato, attraverso il rispetto della norma tradizionale, reintegra la morte in un piano di propaganda politica.

Garante della legge e della tutela delle norme giuridiche interstatali è appunto Teseo, simbolo di uno Stato ateniese vagheggiato nostalgicamente, la cui fisionomia politica emerge con nettezza, specie con l’agone con l’araldo tebano: uno stato democratico, in netta opposizione al regime assolutistico tirannico, che garantisca la libertà di parola e l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e che non ceda alle lusinghe dei demagoghi, esponenti di masse oltranziste miranti a turbare, a proprio vantaggio, l’equilibrio sociale che solo la classe media è invece in grado di mantenere.

A partire dal testo originale di Euripide, la drammaturgia curata da Serena Sinigaglia e Gabriele Scotti  ha rielaborato la nuova traduzione realizzata da Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi.

Tra gli interventi operati sul testo originario l’inserimento di brani di altri autori tra cui Emil Cioran, Nicolò Machiavelli e Platone, per arricchire il significato complessivo dello spettacolo, spesso per portarlo alla attualità (tragica),con un risultato complessivamente compatto e potente.

La regia ha previsto una riduzione a sole sette attrici, Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin, che interpretano con grande forza i vari personaggi, inclusi il coro e le madri.

“Amo i classici da sempre – commenta Serena Sinigaglia: con essi imparo cos’è il teatro e cos’è l’essere umano. Con i contemporanei imparo a conoscere la realtà presente e l’epoca in cui vivo".

Viviamo in tempo in cui non più solo le minacce di guerra si levano sempre più cupe, ma la guerra infuria senza tregua nè pietà, neppure per i morti. E sulle coscienze pesano le morti di soldati, madri, fanciulli e fanciulle e la devastazione si stampa sui muri diroccati.

Come la guerra, così il dramma di Euripide genera mostri; questo emerge dalla lettura: la mole dei nostri dubbi che finiscono per minare la ragione.



Al di sopra delle vicende umane, con i dolori, le ansie, le speranze, si intravede il mondo divino, qui, come altrove nel teatro euripideo, cercato, desiderato per le soluzioni e le certezze che sembra garantire, più che conquistato con la certezza della fede.

L’anelito verso il trascendente resta insoddisfatto, anzi più volte si insiste sulla mutevolezza del demone capriccioso che gioca con la sorte umana; e alla fine, la comparsa di Atena che sancisce un patto di alleanza tra le città pone irrimediabilmente la divinità su un piano esclusivo di immanenza, a segnare l’inesorabile solitudine dell’umanesimo euripideo.

SUPPLICI

PREMIO DELLA CRITICA 2022

di Euripide
traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi
drammaturgia a cura di Gabriele Scotti
regia di Serena Sinigaglia
con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin
cori a cura di Francesca Della Monica
scene di Maria Spazzi
costumi di Katarina Vukcevic
luci di Alessandro Verazzi
assistente alla regia Virginia Zini
assistente alle luci Giuliano Almerighi
musiche e sound design di Lorenzo Crippa
movimenti scenici e training fisico a cura di Alessio Maria Romano
assistente al training Simone Tudda
produzione ATIR – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due, Parma
con il sostegno di NEXT ed. 2021/2022 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
in collaborazione con Cinema Teatro Agorà, Cernusco sul Naviglio


Prossimo appuntamento al Teatro della Reg ina  di  Cattolica: Giovedì 29 febbraio alle 21.

In programma un evento speciale con Umberto Galimberti dal titolo L’io e il noi. Il primato della relazione.

Ufficio Stampa