Fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate.

Secondo il piano di monitoraggio commissionato dal Ministero della salute, fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. La percentuale deriva da indagini condotte con un metodo biologico (non ancora ufficialmente riconosciuto) alternativo alle metodiche chimiche, i cui risultati sono sempre molto tranquillizzanti.
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Milano , (informazione.it - comunicati stampa - cibi e bevande) Secondo il piano di monitoraggio commissionato dal Ministero della salute, fino al 15% della carne bovina italiana è trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate. La percentuale deriva da indagini condotte con un metodo biologico (non ancora ufficialmente riconosciuto) alternativo alle metodiche chimiche, i cui risultati sono sempre molto tranquillizzanti. Con questa tecnica si individuano percentuali decisamente più elevate di bovini trattati, rispetto ai valori dei test chimici, arrivando a punte del 15%. Sono questi i risultati riportati nella relazione relativa al piano di monitoraggio compilata il 30 giugno 2014 dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta che Il Fatto Alimentare è riuscito a visionare.

Dai rilevamenti effettuati in 18 Regioni (vedi tabella) risulta che 72 bovini rispetto ad un totale di 514 sono stati classificati come “sospetti” per la presenza di corticosteroidi. Per quanto riguarda il trattamento illecito con ormoni steroidei sessuali i casi “sospetti” sono stati 12 rispetto a un totale di 576 capi esaminati. L’ultimo dato riguarda i casi “dubbi” per trattamento illecito a base di corticosteroidi: 74 su 512 capi.

La relazione conclude dicendo: “Dall’attività di controllo svolta dalle18 Regioni aderenti al piano, emerge che il superamento della soglia di positività fissata coinvolge rispettivamente tre regioni nel caso dei tireostatici, sei regioni nel caso degli steroidi sessuali e 15 regioni nel caso dei corticosteroidi”. L’ultima nota riguarda la costante crescita delle positività negli ultimi cinque anni per quanto riguarda i corticosteroidi. L’incremento di cinque volte è notevole, ma è probabilmente dovuto al progressivo miglioramento del sistema di monitoraggio. Questo concetto è importante, ma indica che quasi il 15% dei capi presenti negli allevamenti italiani ha subito trattamenti illeciti negli ultimi 5 anni, anche se probabilmente il sistema va avanti da sempre e non è mai stato interrotto.

Il Fatto Alimentare ritiene che questi controlli debbano proseguire comunicando i risultati al grande pubblico, solo così si può moralizzare il mercato. Occorre inoltre denunciare le aziende agricole abituate ad usare trattamenti illeciti, visto che nella stragrande maggioranza dei casi non vengono “pizzicate”. Solo in questo modo si valorizza il lavoro degli allevatori onesti che, avendo in fase di macellazione rese inferiori, subiscono la concorrenza sleale degli allevatori furbi. Dire no ai trattamenti illeciti salvaguarda anche il buon nome e a qualità della carne made in Italy.


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