Dibattito acceso nel Pd sull'uso delle armi in Ucraina

- Il recente voto del Parlamento europeo sul sostegno finanziario e militare all'Ucraina ha messo in luce una profonda spaccatura all'interno del Partito Democratico (Pd). Marco Tarquinio, eurodeputato del Pd ed ex direttore di Avvenire, ha spiegato la sua astensione come un riconoscimento degli sforzi di pace e un rifiuto dell'escalation militare. Questa posizione riflette una crescente divisione nel partito, che tradizionalmente ha mantenuto una linea unitaria sulla politica estera.

Il voto a Strasburgo ha evidenziato una frammentazione politica in Italia, con il Pd che si è diviso sull'articolo che chiedeva di permettere a Kiev di usare armi occidentali contro obiettivi militari in territorio russo. Pina Picierno, una delle due eurodeputate dem che ha votato contro la linea di Elly Schlein, ha spiegato che le differenze interne rendono complicata qualsiasi alleanza futura tra partiti con posizioni così distanti.

La questione delle armi all'Ucraina non è solo una questione di politica estera, ma riflette anche tensioni interne al Pd. La linea di Schlein, che sostiene l'invio di armi, è stata contestata da vari esponenti del partito, che vedono in questa scelta un rischio di escalation incontrollabile. Tarquinio ha sottolineato che il Pd sta facendo passi avanti verso una linea che riconosce piena cittadinanza agli sforzi di pace, ma gli eventi continuano a scavalcare la politica.

Il "patto della birra", che unisce Pd, M5s, Avs e Più Europa, sembra vacillare di fronte a queste divergenze. La frammentazione del quadro politico italiano, solitamente compatto sulla politica estera, è un segnale preoccupante. La sfida lanciata da Giuseppe Conte al centrosinistra, con la sua posizione pacifista, aggiunge ulteriore pressione su un partito già diviso.

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