la Repubblica 28/07/2022
Bisognerebbe cioè costruire un piccolo romanzo critico, il cui protagonista, sfuggente, misterioso, sia l'incarnazione - una delle ultime; o forse, in Italia, davvero l'ultima - del letterato puro. Il sacerdote di un culto laico, votato a un'ossessione quieta, a una malattia felice (la "malattia dell'infinito", volendo usare una sua formula): quella dell'iperlettore che diventa artista senza essere autore di romanzi, ma raccontando e studiando, e in qualche modo riscrivendo, i libri altrui; quella del…
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