Il concordato preventivo biennale e la flat tax: una nuova riforma fiscale in Italia

Il concordato preventivo biennale, un tema di grande attualità nel panorama legislativo italiano, ha subito numerose modifiche nel corso del suo travagliato iter legislativo. Queste modifiche, emerse dalla consultazione parlamentare, hanno imposto una nuova programmazione per gli studi professionali.

Inizialmente, si prevedeva la conclusione del processo al 30 settembre 2024. Tuttavia, la data è stata posticipata prima al 15 ottobre, poi al 31 ottobre e infine, con il rischio di un ulteriore rinvio, al 30 novembre 2024. Quest'ultima data coincide con il precedente termine di trasmissione delle dichiarazioni dei redditi, che è stato anticipato.

Una delle novità più significative riguarda l'introduzione di un regime opzionale di imposizione sostitutiva del reddito incrementale concordato. Questo regime prevede l'applicazione di un'aliquota del 10%, 12% o 15% a seconda del livello ISA del periodo di imposta precedente a quello del concordato. Questa flat tax incrementale ha superato il concordato preventivo biennale in termini di popolarità tra i contribuenti.

Nel confronto tra la flat tax e il concordato preventivo, la prima risulta essere più apprezzata dai contribuenti. La flat tax, infatti, è più facile da applicare, non presenta un groviglio di cause di esclusione, decadenza e cessazione e non vincola il contribuente ad adesioni biennali o a scommesse sul proprio reddito futuro.

Il Governo sta studiando una serie di correttivi al concordato preventivo biennale. Tra questi, spicca l'introduzione di una sorta di flat tax per i contribuenti che applicano il concordato, calibrata in base agli indici di affidabilità fiscale. Questa proposta, avanzata dai commercialisti e dal mondo delle imprese, potrebbe essere inclusa nel decreto correttivo di riforma fiscale attualmente all'esame della commissione Finanze in Senato.

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