L'Italia e la Francia in una delicata partita a scacchi per l'industria europea

La partita sulle nomine del Consiglio europeo è giunta al termine, aprendo la strada alla trattativa sulla composizione della maggioranza nell'europarlamento. Questa maggioranza avrà il compito di votare i nomi indicati dai capi di Stato e di governo per i ruoli apicali nelle istituzioni europee e per definire le figure e le deleghe dei commissari.

In questo contesto, l'Italia si trova a giocare una partita a scacchi molto delicata. L'obiettivo di Giorgia Meloni è ottenere posizioni che possano valorizzare il ruolo dell'Italia come paese fondatore e terza economia dell'eurozona. Meloni è convinta che il mancato voto a favore di Ursula von der Leyen le offrirà la possibilità di ottenere il riconoscimento che "spetta all’Italia".

La strategia di Meloni, trapelata nelle scorse settimane e confermata dalla svolta isolazionista in occasione dell’ultimo Consiglio europeo, è un piano ad alto rischio. Consiste nell'attendere il voto in Francia, scommettere sul crollo di Emmanuel Macron e il trionfo di Marine Le Pen, colpire nel segreto dell’urna la candidatura di Ursula von der Leyen sperando in una sua bocciatura.

Attualmente, la trattativa tra la premier e la stessa presidente in pectore della commissione europea, che si concluderà il 18 luglio all’assemblea plenaria dell’Europarlamento, è in corso. Tuttavia, c’è un dato oggettivo: all’avvio della nuova legislatura europea la maggioranza di governo si presenta divisa.

Dietro il veto a Meloni c'è la paura di Olaf Scholz per la marea di destra che sta per travolgerlo. La paura di Scholz si è tradotta nel suo veto a coinvolgere Giorgia Meloni nei negoziati per la scelta delle cosiddette alte cariche europee. Questo non era affatto normale, visto che l'UE non è uno Stato, bensì una sorta di confederazione di Stati che tutti partecipano alle decisioni e ciò, anzitutto, nella sede del Consiglio europeo.

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