L'Italia punta al nucleare: un piano energetico per il futuro

L'Italia sta guardando al futuro energetico con un piano ambizioso che mira a ridurre le emissioni nell'industria e negli edifici, puntando su energie rinnovabili e nucleare sostenibile. Questo è quanto contenuto nell'aggiornamento del Piano Nazionale per l'Energia e il Clima (Pniec), che è stato inviato a Bruxelles il primo luglio.

Per la prima volta, il piano include una sezione specifica dedicata al nucleare sostenibile, ipotizzando un'integrazione con le fonti rinnovabili. Il governo italiano prevede di coprire con l’energia nucleare l’11% del fabbisogno nazionale di energia elettrica entro il 2050. Questo è solo il primo passo per poi perlomeno raddoppiare al 22% della domanda. A conti fatti significa produrre 16 Gigawatt. I primi reattori non si vedranno prima del 2030.

Una spinta decisa sulle rinnovabili, dove la potenza attesa da qui al 2030 è stata fissata in 131 gigawatt (il 126% in più rispetto al 2021), di cui la fetta principale sarà assicurata dal solare (79,2 GW) e dall’eolico, con un incremento di capacità di circa 74 GW sul 2021 (di cui circa +57 GW da fotovoltaico e circa +17 GW da eolico).

Sul fronte del taglio delle emissioni, a fronte di una riduzione attesa del livello totale dal 2005 al 2030 pari a circa 305 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq), si stima che le emissioni riguardanti gli impianti industriali vincolati dalla normativa Ets si riducano di circa 164 MtCO2eq (circa il -66%), raggiungendo così l’asticella fissata dall’obiettivo Ue (-62%), mentre nei settori non Ets (civile trasporti e agricoltura) il calo sarà di 139 MtCO2eq (circa il -40,5%), ancora lontano dai target europei e serviranno, quindi, ulteriori sforzi.

Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato che il nucleare non sostituisce le rinnovabili, ma è integrativo. Gli obiettivi di Pniec sono al 2030. Poi nello scenario al 2050 c’è la parte di nucleare che può essere con una potenza dall’11 al 22%. Un minimo e un massimo molto ampio di potenza rispetto a quella che sarà la produzione in quegli anni. Vorrei ricordare che il calcolo viene fatto non su una produzione fissa che è quella attuale, ma rispetto a una tendenza di domanda di energia che al 2050 dovrebbe essere più del doppio di quella che abbiamo oggi.

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