Petrolio in tensione, allarme geopolitico agita i mercati

- Il mercato petrolifero, già in subbuglio per le recenti tensioni geopolitiche, ha visto un ulteriore aumento delle quotazioni del barile, con il Brent che ha superato la soglia psicologica dei 75 dollari. Questo incremento, che ha raggiunto punte di rialzo superiori al 3%, è stato alimentato dall'escalation in Medio Oriente, dove il conflitto ha visto prima l'invasione delle truppe israeliane in Libano e poi il diretto coinvolgimento dell'Iran.

Nonostante l'impatto significativo sul mercato petrolifero, altri asset hanno mostrato una reazione più contenuta. L'oro, pur restando vicino ai massimi storici, ha visto una rapida flessione del prezzo, stabilizzandosi intorno ai 2.650 dollari l'oncia dopo un iniziale aumento dovuto al lancio di missili iraniani in Israele. La Borsa di New York è rimasta stabile, con gli occhi puntati sulla geopolitica e sullo sciopero dei porti negli Stati Uniti, che rappresentano due nuove minacce per l'economia globale.

In Europa, la Borsa di Milano ha chiuso in calo dello 0,28%, in linea con gli altri listini europei. I timori per un'ulteriore escalation della crisi in Medio Oriente hanno pesato sui mercati, con lo spread tra Btp e Bund che è rimasto stabile a 133 punti, mentre il rendimento del decennale italiano è salito di cinque punti base al 3,41%. A Piazza Affari, il calo di Pirelli del 2,4% ha avuto un impatto significativo, in seguito all'addio di Brembo, che ha ceduto l'intera quota del 5,58%.

L'economia americana, e di riflesso quella globale, è minacciata dal blocco dei porti della East Coast e dall'aumento del prezzo del petrolio. Con l'allargamento del conflitto in Medio Oriente, il prezzo del greggio è tornato a correre come non accadeva da tempo, alimentando preoccupazioni per le ripercussioni economiche a livello mondiale.

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