Khamenei e la sua retorica armata

- Dalla moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel cuore di Teheran, l'ayatollah Ali Khamenei ha tenuto un discorso che ha attirato l'attenzione di molti, sia in Iran che all'estero. Con un fucile al suo fianco, simbolo di una preparazione a un conflitto imminente, Khamenei ha commemorato il "martire Hassan Nasrallah" e ha lanciato accuse e minacce contro Israele. Questa immagine, quasi cinematografica, ha suscitato scalpore in Occidente, ma riflette una visione estremista della tradizione islamica, seguita solo da una minoranza di religiosi radicali.

Durante il suo sermone, Khamenei ha dichiarato che l'attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele è stato un atto legittimo, così come l'attacco dell'Iran di questa settimana. Ha sottolineato che i missili lanciati su Tel Aviv e Gerusalemme rappresentano la punizione minima per lo Stato ebraico. Queste parole, sebbene possano sembrare pura propaganda, nascondono una strategia più ampia, la cosiddetta "nuova equazione" del Medio Oriente, teorizzata da Teheran già ad aprile, in occasione del primo attacco missilistico diretto contro Israele.

L'ayatollah, consapevole di essere giunto al capolinea della sua carriera politica, ha scelto di esorcizzare la paura annunciando ad ogni occasione utile la distruzione di Israele. Questa retorica, sebbene possa sembrare esagerata, rispecchia una realtà complessa e pericolosa, in cui le tensioni tra Iran e Israele continuano a crescere. Ai funerali di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah ucciso nei raid israeliani in Libano, Khamenei ha ribadito la sua posizione, minacciando nuovamente il grande nemico.

Il discorso di Khamenei rappresenta un tentativo di rafforzare la sua posizione all'interno del paese e di consolidare il sostegno dei miliziani delusi.

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