La docuserie Netflix "Il Caso Yara - Oltre ogni ragionevole dubbio" sta riscuotendo un enorme successo sulla piattaforma di streaming. La serie racconta uno dei casi di cronaca nera più famosi degli ultimi anni in Italia: la scomparsa e l'uccisione di Yara Gambirasio, una tredicenne di Brembate di Sopra, Bergamo.
Con l'arrivo dell'estate, l'interesse verso i racconti gialli e delittuosi sembra aumentare notevolmente. Questo potrebbe spiegare il grande successo della docuserie, che ha catturato l'attenzione di un vasto pubblico. Tuttavia, il fascino verso queste storie è sempre stato alto, e la serie su Yara non fa eccezione.
La serie ha suscitato diverse polemiche, soprattutto per la decisione di pubblicare gli audio dei genitori di Yara. Fabrizio Corona, noto personaggio pubblico, ha espresso il suo disappunto riguardo a questa scelta, definendola inappropriata. Inoltre, è emerso che Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio di Yara, sarebbe stato pagato da Netflix per la sua partecipazione alla serie. Questo ha sollevato ulteriori critiche, con accuse di sciacallaggio rivolte al colosso dello streaming.
Il caso Yara è solo l'ultimo di una lunga serie di documentari true crime che stanno spopolando negli ultimi anni. Tuttavia, il crescente interesse verso questo genere solleva questioni etiche. Fare soldi su casi di cronaca nera, soprattutto quelli irrisolti, è sempre più visto come immorale. Le nuove tecnologie di tracciamento, come telecamere e GPS, hanno ridotto il numero di casi irrisolti, ma il dibattito sull'etica del true crime continua a essere acceso.
La docuserie "Il Caso Yara - Oltre ogni ragionevole dubbio" ha sicuramente avuto un impatto significativo sull'opinione pubblica, dividendo le persone tra chi la considera un'opera di grande interesse e chi la vede come un esempio di sfruttamento mediatico. Indipendentemente dalle opinioni, il caso di Yara Gambirasio rimane uno dei più discussi e controversi degli ultimi anni in Italia.
