Il ritorno del Redditometro scuote la politica italiana

Il redditometro, strumento di accertamento sintetico che analizza la capacità contributiva, è tornato a far parlare di sé in Italia. Abrogato nel 2018, è stato ripristinato con un decreto ministeriale firmato dal vice ministro all’Economia Maurizio Leo il 7 maggio e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questo strumento sarà applicato agli anni d’imposta a partire dal 2016.

La notizia ha suscitato reazioni contrastanti tra le forze politiche. Forza Italia e la Lega, da sempre contrarie al redditometro, sono in allarme. Anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento Cinque Stelle, ha criticato la decisione di Fratelli d'Italia di reintrodurre lo strumento, definendolo una "grande beffa".

Il redditometro funziona analizzando i consumi del contribuente e cercando di ricostruire un reddito credibile rispetto alle spese sostenute. Questo meccanismo si basa sul presupposto che l'evasione fiscale in Italia si aggira intorno ai 100 miliardi l'anno e che non tutti i redditi vengono colpiti quando si formano a causa dell'economia sommersa.

Il redditometro controlla una serie di spese, dai medicinali alle bollette, passando per le spese per il telefono o il mutuo, ma anche quelle per piante e fiori, per un camper o per mantenere un cavallo. Questo strumento, quindi, ha un ampio raggio di azione e può influenzare diversi aspetti della vita quotidiana dei contribuenti.

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