la Repubblica 21/09/2024
“Lei continuava ovviamente a urlare ‘aiuto’. Ho iniziato a colpirla con il coltello e le ho dato, non so...”. Otto secondi di silenzio. Gli occhi bassi, il tono monocorde. Mai una lacrima. Il ticchettio di una tastiera che registra ogni sua parola. “Una decina, dodici... diversi colpi col coltello. Sopra il collo, le spalle, sulla faccia, sulle braccia. Era rivolta verso di me, si proteggeva dove la stavo colpendo”.
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