Crisi di governo in Germania, il rimpasto di Scholz

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ESTERI

Con il "Semaforo" politico che guidava il Paese definitivamente spento e senza più alcun faro istituzionale a segnare la rotta – a eccezione del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier – la Germania naviga a vista nel mare magnum della crisi di governo scoppiata a soli dieci mesi dalla fine della legislatura. Per il momento, a illuminare Berlino resta giusto la luce sulla via obbligata del rimpasto di ciò che resta del governo di Olaf Scholz: il primo passo dopo il turbolento divorzio fra socialisti e liberali culminato nel licenziamento in tronco del ministro delle Finanze, Christian Lindner, leader di FDP.

Scholz, iperpreparato e freddo – da ministro delle Finanze veniva chiamato "Scholzomat" per la sua robotica efficienza – ha fallito nell’unica dote che non può mancare a un leader: la capacità di connettersi con il proprio popolo. La crisi del governo tedesco, avvenuta poche ore dopo l'elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha provocato scosse in tutta Europa. Ma cosa significa per il resto dell'Unione Europea?

Dopo la rottura della coalizione di governo tedesca, avvenuta mercoledì, il Cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato che a gennaio si voterà la fiducia: un passaggio che potrebbe aprire la strada a nuove elezioni già a marzo. Il ministro delle Finanze Lindner, esponente del partito liberale, è stato estromesso dal governo per iniziativa del cancelliere socialdemocratico Scholz. Si spezza così la maggioranza parlamentare e va in crisi il governo, che era in carica dalla fine del 2021.

Già si prefigurano nuove elezioni a idi di marzo del 2025.