Inchiesta Ergon, imprenditore e moglie si avvalgono della facoltà di non rispondere

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INTERNO

Paolo Paoletti, imprenditore catanzarese di 58 anni, e sua moglie hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio relativo all'inchiesta Ergon. L'indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato all'arresto di Paoletti con accuse gravi: associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, estorsioni e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Antonio Citriniti, responsabile dei punti vendita coinvolti, ha adottato la stessa strategia difensiva, mantenendo il silenzio. Le accuse mosse contro gli indagati sono pesanti e riguardano un presunto sistema di sfruttamento dei lavoratori, in un contesto geografico, quello calabrese, caratterizzato da un alto tasso di disoccupazione e inoccupazione. Il giudice per le indagini preliminari, Luca Bonifacio, ha sottolineato come Paoletti avrebbe sfruttato il bisogno economico di molti cittadini calabresi per portare avanti le sue attività illecite.

L'inchiesta ha aperto un ampio dibattito sulle condizioni lavorative nel settore della grande distribuzione in Calabria. Valentino, segretario del sindacato di categoria Filcams Cgil, ha evidenziato come nel settore vi sia una deregulation totale, attribuendo parte della responsabilità anche alla Regione. Le sollecitazioni per una riforma del comparto, secondo Valentino, sono rimaste vane.

Unindustria Calabria ha precisato che l'azienda coinvolta nelle vicende giudiziarie non è iscritta alla Confindustria regionale, rendendo impossibile procedere alla sua espulsione dall'associazione.