Banca clandestina cinese scoperta nelle Marche

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ANCONA - Una vasta operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Ancona, su mandato dell'European Public Prosecutor's Office (EPPO) con sedi a Milano e Bologna, ha portato alla luce una complessa rete di riciclaggio di denaro sporco, orchestrata da una gang cinese radicata nelle Marche, in particolare nel Maceratese, ma con ramificazioni in diverse regioni italiane. L'indagine, denominata "No name", ha portato all'arresto di nove persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 116 milioni di euro.

Il meccanismo alla base del riciclaggio, noto come "Fei Ch’ien" o "denaro volante", si basa su un sistema di trasferimento informale di fondi utilizzato da intermediari cinesi, che sfrutta accordi fiduciari tra corrispondenti situati in diversi paesi, bypassando il sistema bancario formale. Questo metodo, che permette di trasferire ingenti somme di denaro senza lasciare tracce evidenti, è stato utilizzato per far rientrare in Cina i proventi illeciti, anche tramite bonifici su conti virtuali basati su fatture false, o per reinvestirli in Italia in attività di ristorazione, auto di lusso e acquisto di immobili.

Durante le perquisizioni, i finanzieri hanno scoperto una vera e propria banca clandestina, con macchine conta soldi, sportelli abusivi e un caveau dove venivano stoccate migliaia di mazzette di denaro. I soldi, nascosti ovunque - nei calzini, nei doppifondi dei cassetti, nelle botole - venivano poi reimmessi nel circuito legale attraverso una serie di operazioni finanziarie complesse e ben orchestrate.

L'operazione "No name" rappresenta un importante successo nella lotta contro il riciclaggio di denaro e la frode fiscale internazionale, mettendo in luce l'ingegno e la sofisticazione delle organizzazioni criminali cinesi operanti in Italia.