Le rivolte di Milano? Ma quale “comprensione”, vanno puniti

Le rivolte di Milano? Ma quale “comprensione”, vanno puniti
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Nicola Porro INTERNO

Casino a Milano, zona Corvetto, perché è morto questo ragazzo egiziano che si chiama Ramy: era inseguito da una pattuglia dei carabinieri, cadono, il ragazzo muore e su TikTok iniziano a circolare le fake news riguardo al fatto che sarebbero stati i carabinieri, pensate un po’ voi, ad averlo investito.E quindi parte un gran casino: autobus incendiati, 70 ragazzini a volto coperto che se la prendono con la città. (Nicola Porro)

Ne parlano anche altri media

Dopo un lungo e imbarazzante silenzio, dopo notti di scontri, dopo che la città di cui è sindaco veniva messa a ferro e fuoco, ecco che Beppe Sala parla di quanto accaduto al Corvetto, il quartiere di Milano al centro delle cronache per le rivolte in seguito alla morte di Ramy Elgami, il 18enne di origini egiziane morto cadendo dal motorino mentre fuggiva dai carabinieri. (Liberoquotidiano.it)

È Yehia Elgaml a parlare all'Ansa, il papà di Ramy, il 19enne morto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri, nella notte tra sabato e domenica, a Milano. «Siamo lontani da quanto accaduto lunedì sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l'Italia». (Corriere Milano)

Dal Corvetto al Duomo ci vuole un quarto d’ora di metropolitana, siamo ormai nel cuore della metropoli lombarda. Milano è una città densa e piccola, dimentichiamo l’idea novecentesca di periferia come quartiere operaio ai margi… (La Repubblica)

Periferie al Collasso: una società che frana sotto il peso degli errori e delle scorciatoie criminali

Il sindaco Beppe Sala, dopo la morte del ragazzo egiziano inseguito dai carabinieri al Corvetto, ha lo sguardo di chi vede ricomparire all’orizzonte uno dei suoi fantasmi: le periferie che periodicamente esplodono e le accuse di averle tralasciate lo irritano. (La Repubblica)

Ramy Elgaml, il video dell'inseguimento prima della morte: la fuga ripresa da un passante (La Stampa)

In un quartiere che spesso viene percepito come il “parente scomodo” di una Milano patinata e borghese, simbolo della cosiddetta “Milano da bere,” si intrecciano storie che lo rendono ben più complesso di un luogo etichettabile come esclusivo rifugio di immigrati. (la VOCE del TRENTINO)