Il dolore di Awa, la sorella di Moussa Sangare: «Alla fine è arrivato a uccidere qualcuno. Per mio fratello nessuno si è mosso»

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«Alla fine è arrivato a uccidere». Questo il dolore della sorella ventiquattrenne Awa, studentessa di Ingegneria a Bergamo e sorella di Moussa Sangare. Parole raccolte da Il Messaggero che oggi fa un ritratto del killer di Sharon Verzeni, descrivendo il paese di Suisio, dove viveva e dove lo ricordano come un ragazzo non facile. «Avevamo paura. Dicevo a mio marito e mia figlia di stare alla larga da lui. (Open)

La notizia riportata su altre testate

"Ho avuto paura di morire anche io. Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. (Sky Tg24 )

Intanto, dal passato turbolento del giovane spuntano almeno tre denunce per maltrattamenti familiari nei confronti della sorella e della madre. È cominciato alle ore 9 di questa mattina l'interrogatorio di convalida del fermo di Moussa Sangare, l'assassino di Sharon Verzeni. (il Giornale)

Lo stato mentale di Moussa Sangare nel momento dell’omicidio di Sharon Verzeni era “totalmente integro”. Nell’ordinanza di 39 pagine viene evidenziato che nonostante “le motivazioni addotte dall’indagato in ordine alla spinta che ha portato a commettere il fatto di sangue possono destare qualche perplessità in ordine al suo stato mentale, nel momento di compiere l’omicidio però la lucidità mostrata nell’adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto e anche gli accorgimenti dei giorni seguenti evidenziano uno stato mentale pienamente integro”. (Il Fatto Quotidiano)

Omicidio di Sharon Verzeni, la confessione di Moussa Sangare: «Lei guardava le stelle, la uccidevo e mi chiedeva perché»

«Il coltello con cui ho ucciso Sharon? Non l'ho buttato nel fiume perché ho pensato che avrei potuto trovarlo ancora lì. È la verità di Moussa Sangare, in carcere per l'omicidio di Sharon Verzeni. (leggo.it)

All’indomani del fermo di Moussa Sangare, che ha confessato l’omicidio, sulla scena del crimine è stato affisso il cartello “Giustizia è fatta”. Sotto è comparsa anche una grande composizione floreale con rose bianche. (CremonaOggi)

Quando l'ha incrociata, mentre Sharon procedeva con passo veloce da piazza dei Sette Martiri verso via Castegneta ha fatto un'inversione con la bici. Era uscito con il feeling di accoltellare qualcuno. (ilgazzettino.it)