Dazi Usa: il made in Italy agroalimentare trema
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L’ombra dei dazi statunitensi si allunga sul made in Italy, minacciando in particolare il settore agroalimentare, che rappresenta una delle eccellenze più riconosciute a livello internazionale. Secondo studi recenti, il comparto, fortemente dipendente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, potrebbe subire ripercussioni significative se le tariffe annunciate da Washington dovessero concretizzarsi. Tra i prodotti più a rischio ci sono vini e formaggi, simboli di un’industria che ha fatto della qualità il proprio biglietto da visita.
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ha sottolineato l’importanza dell’export per l’economia italiana, ricordando come nel 2023 il fatturato dell’industria manifatturiera abbia sfiorato i 1.200 miliardi di euro, con esportazioni per 650 miliardi. “Siamo i quarti esportatori al mondo”, ha dichiarato, “e guerre commerciali o dazi rappresentano una minaccia seria per il nostro sistema produttivo”. Gozzi ha inoltre evidenziato la necessità di mantenere nervi saldi e di esplorare nuovi mercati per ridurre la dipendenza da quelli tradizionali.
Nel mirino di Washington ci sono anche i cosiddetti “spirits europei”, categoria in cui rientrano alcuni dei vini italiani più pregiati. I produttori, già alle prese con un mercato statunitense che impone loro di passare attraverso importatori o distributori – unico canale per raggiungere supermercati, wine-bar e ristoranti – temono che i dazi possano portare al rifiuto di sdoganare le merci, bloccando di fatto l’accesso a un mercato cruciale.
Gli Stati Uniti rappresentano il secondo sbocco per il made in Italy, con esportazioni cresciute da 40 miliardi di euro nel 2017 ai 65 miliardi previsti per il 2024. Un surplus di quasi 39 miliardi, secondo solo a quello della Germania in Europa, che rischia di essere compromesso da una misura protezionistica ancora indefinita nei dettagli ma già carica di implicazioni.
Tra i settori colpiti non c’è solo l’agroalimentare: dalle turbine ai prodotti dell’artigianato, sono oltre 4.000 i beni italiani che potrebbero essere coinvolti. La minaccia dei dazi, tuttavia, sembra pesare in modo particolare sul vino, settore in cui l’Italia vanta una tradizione secolare e una reputazione internazionale difficilmente eguagliabile.