L'uomo che violenta due donne mentre è ricoverato in ospedale
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Quando il personale dell’ospedale lo ferma, attirato dalle urla di una paziente che chiedeva aiuto, lui ha i pantaloni abbassati. Si trova in una camera del reparto di psichiatria delle Molinette a Torino, dove è da poco stato ricoverato. Ha 36 anni, è un fotografo e ora è indagato per ciò che avrebbe commesso il 23 marzo 2024 ai danni di due donne, anche loro in quel momento ricoverate alle Molinette. (Today.it)
La notizia riportata su altri media
Come riporta La Repubblica, alle nove di sera in un reparto ormai silenzioso l’uomo si è alzato dalla barella e si è introdotto nella stanza di una paziente di 35 anni ricoverata per anoressia e l’ha stuprata. (Il Fatto Quotidiano)
Dopo le nove di sera, quando ormai si erano spente le luci del reparto, l’uomo, un noto fotografo di 38 anni di origine afgana, era sceso dalla barella. (La Repubblica)
Lo storico immobile Villa Monna Tessa, di proprietà dell'Università di Firenze e dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (AOU Careggi), sarà oggetto di una rigenerazione urbana da parte del fondo per lo student housingiGeneration, gestito da Investire SGR (Gruppo Banca Finnat). (Il Giornale d'Italia)
Un reparto in cui sono ricoverati i pazienti che soffrono di disturbi alimentari, quasi tutte donne. L'accusato è un uomo di 36 anni, incensurato, di professione fotografo e di origini irachene: come racconta il quotidiano La Stampa, era arrivato poche ore prima in preda forse a un mix di alcol e cannabis, e viene spostato dal pronto soccorso ai piani, dopo una crisi psicotica, e sistemato su un lettino nel corridoio. (leggo.it)
L’uomo, 36 anni, è stato poi fermato dal personale dell’ospedale. TORINO – Siamo a Marzo 2024. Secondo quanto ricostruito in tribunale dagli avvocati, un uomo ricoverato nel reparto psichiatria delle Molinette, ma c’è solo posto in una barella in corridoio. (Quotidiano Piemontese)
«Tantissimo. Ma non sentiva nessuno, non si capiva dove fossero, sembrava che in reparto non ci fosse nessuno». (La Stampa)