Cent’anni di storia esplosi in un kibbutz

Cent’anni di storia esplosi in un kibbutz
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il manifesto ESTERI

Da mesi in Israele si discute su come ricordare o «celebrare» quest’anno di guerra. Una proposta da parte di Miri Regev, la ministra dei trasporti, ha provocato reazioni furibonde. In molti hanno rifiutato l’idea di commemorazioni demagogiche, magari piene di lodi alla sua grande amica, la moglie del premier. Le famiglie dei morti, dei dispersi e dei rapiti si sono dunque opposte con forza, annunciando la volontà di non prendere parte ad alcuna cerimonia ufficiale. (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Molti erano di riposo, disarmati e – sembra incredibile – indifesi. Al termine della battaglia tra Hamas e Tsahal nella base militare di Nahal Oz, il 7 ottobre del 2023, i morti sono stati sessantasei. (La Stampa)

Più che un ricordo sarà una festa, si brinderà ai terroristi che hanno sgozzato oltre mille donne e bambini ebrei, un po' come la sera dell'11 settembre 2001, quando i loro calici si alzarono per omaggiare Bin Laden e compagni che avevano colpito le Torri Gemelle di New York. (il Giornale)

Ad un anno dall'attacco terroristico di Hamas che ha sconvolto Israele e il mondo intero, KKL Italia (la delegazione italiana del Keren Kayemeth LeIsrael, Fondo Nazionale Ebraico per l'Ambiente) presenta "La Voce di Israele", documentario ideato e diretto dalla giornalista e scrittrice Claudia Conte che intende raccontare le storie delle vittime e degli ostaggi e sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti devastanti di quella tragedia. (Tiscali Notizie)

Il diritto non ha fallito, ha fallito l’Occidente

Sono stati uccisi, stuprati e rapiti. Famiglie intere, bambini, anziani, presi di mira perché ebrei. (ilmessaggero.it)

La guerra regola il mondo, «ridefinisce poteri» e la decisione di Netanyahu di chiamare «nuovo ordine» l’operazione lanciata sul Libano non fa che sottolineare la continuità ideologica con il «grande piano» dei neo-con americani conosciuto all’alba di questo millennio. (il manifesto)

Il 90% della popolazione della Striscia di Gaza è sfollata, intrappolata in una prigione a cielo aperto dove scarseggiano cibo, acqua e forniture mediche e dove è impossibile garantire standard igienici dignitosi. (il manifesto)