Il grande trauma. Gli effetti della guerra all'Iraq sulla strategia Usa
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Venti anni dopo l'inizio dell'invasione dell'Iraq, è lecito domandarsi gli effetti di quella guerra sulla diplomazia americana. L'attacco contro il regime di Saddam Hussein e la successiva guerra infinita nata tra le sabbie dell'Iraq sono scaturiti, almeno nell'intento, come momento cardine di una politica estera Usa ancora incentrata sull'unilateralismo e sul desiderio di incidere sui destini del Medio Oriente consolidando (Inside Over)
Su altri media
Mancavano poche ore a mezzanotte del 20 marzo 2003, quando le televisioni statunitensi interruppero improvvisamente le trasmissioni per mandare in onda il discorso del presidente George W. Bush che annunciava l’avvio delle operazioni contro l’Iraq di Saddam Hussein (L'INDIPENDENTE)
La maggior parte dei giovani è disoccupata, miliardi di entrate derivanti dal prezzo record del petrolio vengono esportati da élite corrotte, le milizie dominano ancora alcune parti del Paese e la formazione di un governo stabile è sempre un'impresa ardua. (Euronews Italiano)
Sono stati celebrati lunedì i vent’anni dall’inizio dell’invasione americana dell’Iraq. Per l’occasione il viadanese Paolo Bergamaschi, per tanti anni impegnati al Parlamento Europeo, ha prodotto un video che unisce un suo brano, montato assieme ad alcune immagini del fotografo di Casalmaggiore Tiziano Schiroli. (OglioPoNews)
Vent'anni fa gli Usa e i loro alleati invadevano l'Iraq basandosi su bugie e prove palesemente false, denunciate all'epoca dal movimento pacifista globale. Causarono centinaia di migliaia di morti e una catena di conflitti ancora in corso Vent’anni fa, le truppe di terra statunitensi e alleate invasero l’Iraq. (Jacobin Italia)
Il filosofo Michael Walzer Vent'anni dall'invasione in Iraq, il filosofo Walzer: "Gli Stati Uniti non hanno imparato nulla da quelle lezioni" dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli (la Repubblica)
Ah, sì, nel mentre ci sono stati morti incalcolabili, ma quelli evidentemente sono secondari, anzi, “necessari per i valori democratici”. Ebbene, le democrazie non riescono a fermare i propri governanti dallo scatenare guerre, mentre le dittature attendono le truppe nemiche come liberatori (IlSudEst)