Siria: dal crollo di Assad nessun vantaggio per i curdi
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Curdi, ovvero quel popolo che ha avuto la sfortuna di finire in un crocevia geopolitico dei più infernali. Armati, disarmati, utili, abbandonati, amici, nemici. Gli eventi precipitosi in Siria per mano di Hayat Tahrir al-Sham pongono oggi nuove sfide per il mondo dei curdi siriani, quarta porzione dell'universo sparpagliato tra Turchia, Iran, Iraq e Siria. Una notizia su tutte, all'alba (Inside Over)
Su altre testate
Le forze curdo-siriane hanno annunciato poco fa la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del nord-est siriano la "bandiera della rivoluzione" sventolata dagli insorti islamisti che hanno preso il potere a Damasco e hanno deposto il regime di Bashar al Assad. (La Tribuna di Treviso)
Fonti dei ribelli dell'esercito nazionale siriano (Sna) hanno annunciato di aver preso il controllo dell'80% del distretto di Manbij, a nordest di Aleppo, che nel 2016 era stato conquistato, durante la guerra civile siriana, dai curdi sostenuti dagli Stati Uniti. (la Repubblica)
Con la presa di Damasco di domenica 8 dicembre la famiglia Assad, che ha governato il Paese per tutto questo tempo, prima con Hafez e poi con il figlio Bashar, è stata spazzata via dall’avanzata delle forze jihadiste siriane, in particolare quelle di Hay’at Tharir al-Sham (Hts), che dal 2017 governavano buona parte della provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, e del Syrian National Army (Sna), entrambi supportati dalla Turchia, soprattutto quest’ultimo. (Patria Indipendente)
Secondo Abdi, l’obiettivo ultimo dell’accordo è estendere il cessate il fuoco a tutta la Siria e iniziare finalmente un processo politico. Contemporaneamente le Sdf si sono ritirate anche dalla città di Deir EzZor, mettendo fine alla loro presenza militare a ovest dell’Eufrate. (il manifesto)
Nel corso della guerra si sono sviluppate in Siria due realtà diverse e opposte: l’insurrezione teocratica, promossa dalle formazioni islamiste che hanno schiacciato la gioventù democratica presente nelle prime rivolte, e la rivoluzione confederale giunta dal Rojava, che ha costruito istituzioni politiche, economiche e di genere di carattere radicalmente trasformativo. (il manifesto)
«In Siria stiamo vivendo momenti storici, in quanto assistiamo alla caduta del regime autoritario di Damasco. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità per costruire una nuova Siria basata sulla democrazia e sulla giustizia che garantisca i diritti di tutti i siriani», ha dichiarato il comandante generale delle Forze siriane democratiche Mazloum Abdi in seguito alla caduta di Bashar al-Assad. (il manifesto)