Giappone, dopo 46 anni di braccio morte risarcito con 1,2 mln euro
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Roma, 25 mar. – Dopo aver trascorso 46 anni nel braccio della morte giapponese, con il rischio di essere portato al patibolo ogni giorno, l’ormai vecchio Iwao Hakamada – prosciolto in una clamorosa revisione di processo – ha ottenuto in risarcimento 1,2 milioni di euro circa, pari a 12.500 yen (77 euro) per ogni giorno trascorso in cella. Lo ha comunicato il portavoce del tribunale nipponico. Lo ha riferito l’agenzia di stampa France Presse. (Agenzia askanews)
Ne parlano anche altri media
Quarantasei anni trascorsi in una cella, gran parte dei quali nel braccio della morte, con l’ombra dell’esecuzione che incombeva ogni giorno. Oggi, finalmente, Iwao Hakamada, 89 anni, è un uomo libero e innocente, ma porta addosso i segni indelebili di un’ingiustizia che lo ha reso il detenuto nel braccio della morte più longevo al mondo. (Il Fatto Quotidiano)
La sua storia scuote il Giappone In Giappone, Iwao Hakamada, un ex pugile di 89 anni, ha vissuto un calvario che pochi possono immaginare. Arrestato nel 1966 con l’accusa di aver massacrato il suo datore di lavoro, la moglie e i due figli, Hakamada ha trascorso 46 anni nel braccio della morte, diventando il detenuto più longevo al mondo in attesa dell’esecuzione. (BlogSicilia.it)
E probabilmente da oggi sarà la vittima di malagiustizia che avrà ottenuto il risarcimento più cospicuo. Iwao Hakamada, 89 anni, era il detenuto più longevo al mondo. (Radio Norba News)
1.143 giorni dopo il suo arresto e dopo la morte di sua madre – che non gli fu comunicata se non dopo mesi - Iwao Hakamada scrive ai suoi familiari: “La mamma mi è apparsa in sogno stamattina. Sembrava stesse bene. (Avvenire)
L'ex pugile è stato scagionato nel 2024 dall'accusa dopo un'instancabile campagna da parte di sua sorella e di altre persone a lui vicine. La stessa Corte ha stabilito a settembre, in un nuovo processo, che Hakamada non era colpevole e che la polizia aveva manomesso le prove. (Corriere del Ticino)
Dopo una lunga battaglia legale, nel 2024 è stato assolto definitivamente grazie a nuove analisi del Dna. Secondo l'emittente pubblica giapponese NHK, i vestiti macchiati di sangue utilizzati per incastrarlo erano stati in realtà manipolati e introdotti come prova ben dopo i delitti. (Vanity Fair Italia)