LA STORIA Il caso Hakamada: cinquant’anni nel braccio della morte e un risarcimento storico

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Un uomo che ha trascorso più di metà della propria vita nel braccio della morte ha ottenuto un risarcimento record di 1,2 milioni di euro da un tribunale giapponese. Si tratta di Iwao Hakamada, il condannato a morte più longevo al mondo, la cui incredibile vicenda si è conclusa solo alla fine del 2024 con l’assoluzione definitiva per una strage commessa nel 1966. Un Risarcimento Senza Precedenti Oggi Hakamada ha 89 anni e soffre di gravi compromissioni cognitive. (StatoQuotidiano.it)

Su altri giornali

– Dopo aver trascorso 46 anni nel braccio della morte giapponese, con il rischio di essere portato al patibolo ogni giorno, l’ormai vecchio Iwao Hakamada – prosciolto in una clamorosa revisione di processo – ha ottenuto in risarcimento 1,2 milioni di euro circa, pari a 12.500 yen (77 euro) per ogni giorno trascorso in cella. (Agenzia askanews)

Ha trascorso 46 anni in carcere prima di essere scagionato dall’accusa di quadruplice omicidio. La storia, riportata dal Guardian, arriva dal Giappone. (Radio Norba News)

Iwao Hakamada, ex pugile professionista, fu condannato a morte nel 1968 per un quadruplo omicidio, nonostante avesse sempre sostenuto che la polizia avesse fabbricato le prove contro di lui. Dopo una lunga battaglia legale, nel 2024 è stato assolto definitivamente grazie a nuove analisi del Dna. (Vanity Fair Italia)

L'ex pugile è stato scagionato nel 2024 dall'accusa dopo un'instancabile campagna da parte di sua sorella e di altre persone a lui vicine. La stessa Corte ha stabilito a settembre, in un nuovo processo, che Hakamada non era colpevole e che la polizia aveva manomesso le prove. (Corriere del Ticino)

Lo scorso settembre, 56 anni dopo, è stato assolto. E ora gli è stato riconosciuto il risarcimento, al termine di una l… (La Stampa)

Una vita sospesa, rubata da un’accusa infamante: quella di un quadruplice omicidio avvenuto nel 1966. Quarantasei anni trascorsi in una cella, gran parte dei quali nel braccio della morte, con l’ombra dell’esecuzione che incombeva ogni giorno. (Il Fatto Quotidiano)