In dodici anni chiusi 118mila negozi

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
ilmessaggero.it ECONOMIA

Chiudono i ferramenta, i giocattolai, le librerie di quartiere, i bar e i piccoli negozi di abbigliamento. Al loro posto: farmacie e parafarmacie, negozi di telefonia, ristoranti e bed & breakfast. Tra il 2012 e il 2024 sono spariti quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante. Nello stesso periodo sono aumentate invece le attività di alloggio e ristorazione (+18.500). (ilmessaggero.it)

Se ne è parlato anche su altri media

È quanto emerge dall’analisi sull’evoluzione delle attività commerciali, dell’alloggio e della ristorazione nelle città italiane negli ultimi dodici anni di Confcommercio Imprese per l’Italia realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne. (BergamoNews.it)

Per farsi un’idea, basta fare un giro in centro: i negozi tradizionali arrancano, anche perché è sempre più difficile trovare giovani disponibili a prendere in mano le attività al momento del pensionamento dei titolari, tanto che alcune tipologie di esercizio non si trovano proprio più. (Gazzetta di Modena)

Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Negli ultimi dodici anni, le città italiane hanno assistito a una significativa trasformazione del tessuto commerciale e delle attività di alloggio e ristorazione. Secondo un’analisi condotta da Confcommercio, tra il 2012 e il 2024, l’Italia ha perso quasi 118.000 negozi al dettaglio e 23.000 attività di commercio ambulante. (Tuscia Web)

A preoccupare è, soprattutto, la situazione legata al commercio al dettaglio, quindi ai negozi. È un vero e proprio bollettino i guerra il report sulla “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzato da Confcommercio nazionale. (ilgazzettino.it)

Negli ultimi dodici anni, secondo i dati del Centro Studi Confcommercio in collaborazione con l’Istituto Tagliacarne, l’Italia ha perso 118 mila negozi al dettaglio (-21,4%) e 23 mila attività ambulanti (-24,4%). (VideoCittà.media)

«Credo sia arrivato il momento di fare un bel respiro e capire quale futuro ci aspetta. Di sicuro c’è che certe attività devono essere svolte da professionisti e gente con capacità, non si può pensare che aprire un bar sia facile per tutti»: la riflessione è di Sebastiano Casu, presidente di Confcommercio Sardegna dall’ottobre 2022. (La Nuova Sardegna)