Deportazioni bloccate, stroncato il modello Albania

Deportazioni bloccate, stroncato il modello Albania
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Per saperne di più:
il manifesto INTERNO

C’è un giudice a Roma. Si trova al secondo piano di viale Giulio Cesare 54/B, alla XVIII sezione civile del tribunale ordinario, quella per i diritti della persona e l’immigrazione. Qui ieri mattina non sono stati convalidati i trattenimenti dei dodici migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto, soccorsi qualche giorno fa nel Mediterraneo dalla nave Libra della marina militare, sbarcati a Shengin e infine portati al centro di Gjader, in Albania. (il manifesto)

La notizia riportata su altri media

Succede che Giorgia Meloni ha convocato per dopodomani un Consiglio dei ministri in cui deciderà come reagire alla decisione del Tribunale di Roma che, non convalidando il fermo dei primi 12 migranti trattenuti nel centro allestito dall’Italia in Albania, ha demolito uno dei pilastri della politica migratoria del governo. (Corriere della Sera)

Una forzatura che la presidente del Consiglio porterà lunedì prossimo in consiglio dei minist… Un decreto che stabilisca per legge la lista dei paesi sicuri. (la Repubblica)

Un totale fallimento. Così può essere definito, senza appello, il primo trasferimento di migranti nei centri di permanenza per il rimpatrio realizzati dal governo Meloni in Albania. (Today.it)

Schlein contro il governo: “Ora in Albania smontate tutto e chiedete scusa agli italiani”

Gli stati di provenienza dei richiedenti asilo non possono essere riconosciuti come ‘Paesi sicuri’, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti (Milano Finanza)

“Come si può parlare di legalità in un Paese in cui chi governa non riconosce le decisioni dei giudici?”. (Il Fatto Quotidiano)

La decisione ha subito scatenato le reazioni dei partiti dell’opposizione, che si erano dichiarati - già da tempo - contrari alla scelta del governo: “Ora dovete smontare tutto, tornare indietro e chiedere scusa agli italiani”. (L'HuffPost)