Berlinguer e il futuro della politica

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Quarant'anni dopo la morte di Enrico Berlinguer, il film "Berlinguer: la grande ambizione" di Andrea Segre, regista noto per la sua capacità di esplorare con sobrietà temi divisivi della società, rende omaggio all'uomo che trasformò il Partito Comunista Italiano in un sogno di speranza per le classi più deboli. La pellicola, una coproduzione italo-belga-bulgara, si distingue per la sua delicatezza nel trattare la figura di Berlinguer, evitando di cadere in facili celebrazioni o critiche.

Il film si apre con un richiamo alla storica telefonata ricevuta dall'autore dell'articolo, la sera del 7 giugno 1984, che lo informava del ricovero di Berlinguer a Padova. Questo episodio, emblematico della tensione e dell'incertezza di quei giorni, viene utilizzato da Segre per introdurre lo spettatore nel clima politico e sociale dell'epoca. La narrazione si sviluppa attraverso una serie di flashback che ripercorrono i momenti salienti della carriera politica di Berlinguer, dalla sua ascesa alla segreteria del PCI fino agli ultimi giorni di vita.

Segre, con la sua consueta maestria, riesce a dipingere un ritratto complesso e sfaccettato di Berlinguer, mettendo in luce non solo le sue ambizioni politiche, ma anche le sue fragilità umane. Il regista evita di cadere nella trappola della retorica, preferendo lasciare che siano i fatti a parlare. Il risultato è un'opera che, pur nella sua sobrietà, riesce a trasmettere l'intensità delle passioni e delle lotte che hanno caratterizzato la vita di Berlinguer.

Il film è stato accolto con entusiasmo dalla critica, che ne ha apprezzato la capacità di restituire un'immagine autentica e non edulcorata del leader comunista.