Regioni, su liste attesa bene passo avanti ma restano dubbi

Regioni, su liste attesa bene passo avanti ma restano dubbi
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Il Messaggero Veneto INTERNO

"Bene per tutte le Regioni che sia cambiato l'articolo 2 del decreto sulle liste d'attesa", quello sull'organismo di controllo diretto sulle Asl mentre "sull'efficacia del decreto" per molte Regioni "persistono criticità". Lo dice all'ANSA Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna al termine della riunione della Commissione stessa. (Il Messaggero Veneto)

Ne parlano anche altri media

Per una visita cardiologica, prenotata a mezzo Cup ed effettuata tramite l'attività istituzionale, servono in media 130 giorni di attesa, ovvero più di quattro mesi. In Alpi, cioè sempre in ospedale ma come prestazione sanitaria in regime di libera professione e quindi con spese totalmente a carico del paziente, c'è bisogno di un mese di tempo (31 giorni di attesa), cioè cento giorni in meno. (quotidianodipuglia.it)

Un decreto che più che accorciare le liste d'attesa serve ad allungare la vita di questo Governo placando le fibrillazioni all'interno della maggioranza. Noi continuiamo a sostenere la nostra proposta. (il Giornale)

Pochi soldi. Il monitoraggio di visite ed esami finora è un fallimento. (Corriere della Sera)

Dl liste d’attesa: Governo e Regioni verso un compromesso sull’art.2

"Il governo -accusa- lavora nella direzione di smantellare la sanità pubblica". "E' un decreto vuoto, 'fuffa', lo avevamo chiamato, non si può fare un decreto sulle liste di attesa senza metterci un euro, prendendo in giro le persone". (Civonline)

Il governo ieri ha preparato un emendamento all’articolo 2 del discusso provvedimento, preso di mira dalle Regioni che la settimana scorsa hanno dato parere negativo alla sua approvazione con una serie di osservazioni. (la Repubblica)

Lo spirito è stato quello di trovare un punto di incontro con la Conferenza delle Regioni, per consentire che lo Stato faccia il suo dovere, cioè controlli i flussi di spesa in modo tale che possano determinare risposte per i cittadini, specialmente quando appartengono a una particolare categoria, cioè quella di cittadini fragili che aspettano prestazioni sanitarie”. (Sanità24)