Erdogan: Non permetteremo la disintegrazione della Siria, pronti a intervenire
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"Non permetteremo la disintegrazione della Siria o la distruzione della sua struttura unitaria. Se vedremo un rischio in questo senso, prenderemo rapidamente le misure necessarie". Lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con un riferimento implicito alle rivendicazioni autonomiste delle zone nel nord della Siria sul confine turco, dominate dalle forze curde, ritenute da Ankara terroriste. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Ne parlano anche altri media
Turchia e Giordania rafforzano la collaborazione per impedire una ripresa dell’Isis in Siria, con Ankara che ribadisce il proprio impegno a eliminare i separatisti curdi Pkk-Ypg. (Il Dubbio)
Ibrahim ha guidato per quattro ore da Damasco: “È incredibile, tesoro – dice al telefono con la moglie -. Sembra un bambino in un negozio di caramelle. (Il Fatto Quotidiano)
"Non permetteremo la disintegrazione della Siria o la distruzione della sua struttura unitaria. Se vedremo un rischio in questo senso, prenderemo rapidamente le misure necessarie". (Tuttosport)
Un ulteriore passo verso un dialogo difficile ma necessario alla questione curda. Nelle stesse ore il presidente turco (e leader dell’Akp) Erdogan ha alimentato i timori nel nord est della Siria e nella sua Amministrazione autonoma che al Pkk si ispira: sono pronto, dice, a intervenire per prevenire la disintegrazione della Siria. (il manifesto)
Quale ruolo possono avere le forze di sinistra nella realtà mediorientale ormai dominata da poteri fondamentalisti e da un neocolonialismo che vede in azione potenze regionali e globali? Lo chiediamo a Kemal Okuyan, segretario generale del Partito comunista di Turchia (Türkiye Komünist Partisi, Tkp), dopo che di fronte ai droni delle colonne guidate da Hay’at Tahrir al-Sham (Hts) l’esercito siriano si è dissolto, stremato da 13 anni di guerra e sanzioni, con soldati di leva mal equipaggiati, perfino malnutriti. (il manifesto)
Donne rigorosamente col capo coperto, programmi scolastici condizionati dall’Islam, un monumento in centro tappezzato di slogan per la «liberazione» di Gerusalemme, ma soprattutto ovunque i segni dell’influenza turca: occorre venire a Idlib per indagare le radici e la politica del nuovo potere in Siria (Corriere della Sera)