Cesare Ragazzi, l’icona degli anni ’80 con in testa un’idea meravigliosa
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Bologna – il tempo in cui Milano era da bere, il colore sempre vivo, i cuori di panna, le camicie coi baffi, i mulini bianchi, gli uomini non dovevano chiedere mai, lui si mise in testa un’idea meravigliosa. Il teleboom economico modificò il lessico famigliare degli italiani come Dante e Manzoni, o purtroppo di più: ci si salutava a colpi di ciribiribì, vavavùma e atai, ed era tutto un concludend… (La Repubblica)
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È questo il ricordo di Nicola Ragazzi, figlio del celebre Cesare Ragazzi, scomparso venerdì 27 dicembre a 83 anni dopo aver combattuto contro una breve e fulminante malattia. Il venditore è morto all'interno della sua casa di Bazzano, a Bologna, dove il figlio ricorda i bei momenti passati insieme al papà. (leggo.it)
Per decenni, almeno in Italia, la lotta alla calvizie e il tentativo di combattere in modo efficace la perdita di capelli sono stati immediatamenti associati a lui, il geniale imprenditore di Bazzano che, da un piccolo laboratorio aperto nel lontano 1968 arrivò, una trentina di anni dopo sfiorare il sogno della quotazione in Borsa forte di un fatturato di 60 miliardi di lire e 48 filiali tra Italia e resto del mondo, Usa compresi (dati 1998). (il Resto del Carlino)
Leggi tutta la notizia Aveva 83 anni. (Virgilio)
«Parola di Cesare Ragazzi». Chi è cresciuto negli anni Ottanta ricorda in modo indelebile lo slogan di una delle pubblicità più trasmesse dalle tv locali, in mezzo alla rotazione di cartoni animati giapponesi e soap opera. (Corriere della Sera)
«Se n’è andato senza avere nessuna recriminazione, perché fino alla fine ha sempre fatto di tutto, senza mai pestare i piedi a nessuno e con umilità». Un «vulcano» di idee e di energia quasi fino all’ultimo, con quell’animo sempre «giovane», quasi «rinato» con l’arrivo dei due nipotini. (Corriere della Sera)
Formidabili quegli anni Ottanta. Certo, c’è un abisso fra la grande Storia e quella senza maiuscola, ben più piccola, domestica, quotidiana, sottile come un capello. (La Stampa)