Gerry Scotti a "Che Tempo Che Fa": Il ricordo di Berlusconi e l'omaggio a Vianello

Gerry Scotti a Che Tempo Che Fa: Il ricordo di Berlusconi e l'omaggio a Vianello
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo

Ospite a «Che Tempo Che Fa», Gerry Scotti racconta il primo incontro con Silvio Berlusconi, tra ironia e aneddoti indimenticabili: «Sarebbe quello lì? Se me lo dicevi prendevo il mio ragioniere in Brianza». Poi, il toccante ricordo di Raimondo Vianello: «Ovunque io sia, quando accendo la tv se c'è la tua faccia io mi sento a casa». Contenuti in streaming su discovery+ (www.discoveryplus.it) (ilmessaggero.it)

Su altri giornali

Scopri come Gerry Scotti gestisce la sua pensione da parlamentare e il motivo per cui devolve tutto in beneficenza. Un gesto che racconta molto del cuore dell’amato conduttore. (L'Eco Del Litorale)

I tre leader rossoblù sono intervenuti in sala stampa per assumersi le proprie responsabilità e ribadire che la squadra sta con l’allenatore. Le loro parole (SARdies.it)

Gerry Scotti, ospite a «Che Tempo Che Fa», ripercorre momenti salienti della sua carriera: dalle lusinghe di Odeon TV con «La ruota della fortuna» al celebre colpo della strega e la telefonata di Pippo Baudo. (ilmessaggero.it)

La guerra, il manicomio e la fuga raccontati con sapiente ironia in “Una compagnia di pazzi” di e con Antonio Grosso  

Qualche anno dopo al funerale di Raimondo Vianello, Berlusconi mi chiamò e mi disse che in ogni posto in cui si trovava per lavoro, se sentiva la mia voce, si sentiva a casa. (Corriere TV)

A «Che Tempo Che Fa», Gerry Scotti rende omaggio a Mike Bongiorno, condividendo ricordi emozionanti e aneddoti sul maestro della televisione italiana. Contenuti in streaming su discovery+ (www.discoveryplus. (ilmessaggero.it)

Una messa in scena, quella proposta dall’artista – che di questa pièce è autore, regista e attore – che, intrecciando la semplicità dei gesti e della narrazione con l’ingarbugliato e tremendo “mondo di fuori”, arricchendolo con momenti di intelligente e mai forzata comicità, ha offerto una rappresentazione al contempo realistica e metaforica, sospesa tra la realtà e l’immaginazione, di un manicomio quasi dismesso dell’epoca fascista, abitato, sul finire della II Guerra Mondiale, da tre degenti, due infermieri ed il direttore. (Corriere di Lamezia)