Belgio, una nuova legge riconosce pensioni, ferie e indennità di malattia ai sex worker

Belgio, una nuova legge riconosce pensioni, ferie e indennità di malattia ai sex worker
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Vanity Fair Italia ESTERI

La normativa, approvata a maggio ed entrata ufficialmente in vigore domenica, offre ai lavoratori del sesso la facoltà di rifiutare clienti, definire le condizioni della prestazione e interromperla in qualsiasi momento, senza subire conseguenze legali o lavorative. «Essere una lavoratrice del sesso belga oggi è motivo di orgoglio», ha dichiarato Mel Meliciousss, rappresentante del sindacato Utsopi (che ha guidato la battaglia per arrivare a questa legislazione), sui suoi social. (Vanity Fair Italia)

Ne parlano anche altri giornali

E così, dopo aver depenalizzato la prostituzione nel 2022, il Belgio fa un ulteriore passo in avanti. L'obiettivo è chiaro: contrastare i fenomeni di abusi e sfruttamento dei lavoratori del sesso. (Luce)

Diritti e indennità per le lavoratrici del sesso in Belgio. (Sky Tg24 )

Adesso diventa il primo al mondo ad avere una legge che consente ai sex-workers (lavoratori e lavoratrici del sesso) di poter avere un regolare contratto da dipendente, con tanto di contributi sociali, ferie e, un giorno si spera, una pensione. (Corriere della Sera)

Il Belgio ripensa il welfare: pensioni, ferie, indennità di malattia ai lavoratori del sesso

Congedi di malattia, maternità, assicurazione sanitaria, contributi per la pensione. D’ora in avanti, in Belgio, anche i lavoratori e le lavoratrici del sesso avranno gli stessi diritti sul luogo di lavoro di qualsiasi altro dipendente. (Open)

La normativa è entrata in vigore ieri dopo che i legislatori avevano votato a maggio proprio per dare ai lavoratori sessuali le stesse protezioni occupazionali di qualsiasi altro dipendente, nel tentativo di reprimere gli abusi e lo sfruttamento. (ilmessaggero.it)

Ma non tutti appplaudono: per alcuni gruppi femministi, «Dare per assodato che la prostituzione esiste e che dobbiamo proteggere i lavoratori, significa accettare questa violenza sessista e non combatterla». (Io Donna)