Parigi, Roma, Bruxelles: come può finire la partita di Meloni sulle nomine

Parigi, Roma, Bruxelles: come può finire la partita di Meloni sulle nomine
Avvenire INTERNO

Ansa La partita sulle nomine Ue resta in stallo ed è verosimile che lo rimarrà per almeno una settimana, quella che conduce al secondo turno delle elezioni francesi per l’Assemblea nazionale. Un voto dagli esiti ancora incerti, ma in ogni caso destinato a impattare sugli equilibri europei e in particolare sulla strategia italiana per i vertici dell’Unione. In gioco c’è il prestigio di Giorgia Meloni a Bruxelles e la sua credibilità elettorale in patria, dove è intenzionata a far vedere che il peso di Roma nel continente è ormai determinante, specie dopo i deludenti risultati ottenuti alle Europee dai colleghi Emmanuel Macron e Olaf Scholz (Avvenire)

Ne parlano anche altri media

Altro che finita con l’investitura dei leader; la vera campagna elettorale per Ursula von der Leyen è appena cominciata. Il numero magico, cioè, necessario per superare indenne le forche caudine dell’Europarlamento, quando - la data da cerchiare è il 18 luglio - il suo nome per un bis alla guida della Commissione sarà messo al voto della plenaria. (ilmessaggero.it)

Come minimo ingrata. Dice Giorgia Meloni - che non ha votato Costa e Kallas e sta tenendo in freezer la von der Leyen - che lo ha fatto perché contesta il metodo e il merito. (Tiscali Notizie)

«Come diceva Chirac: non c’è Europa senza Italia. E allora perché la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è astenuta?», ha detto Prodi in un’intervista a Class Cnbc (Milano Finanza)

Dietro il veto a Meloni il panico di Scholz per la marea che sta per travolgerlo

“Fino al 18 luglio non succede niente", confidano dal Governo. La cui astensione sul pacchetto di nomine deciso dal Consiglio dei giorni scorsi rappresenta lo scoglio maggiore per la presidente ricandidata. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Luciano Lama chiedeva sempre ai dirigenti sindacali di evitare, nelle relazioni con il padronato, quella che lui chiamava la "sindrome di Tecoppa", una sorta di miles gloriosus il quale pretendeva che, nei duelli, l’avversario stesse fermo per poterlo infilzare meglio. (L'HuffPost)

Ciò che non era affatto normale, visto che Lue non è uno Stato, bensì una sorta di confederazione di Stati che tutti partecipano alle decisioni e ciò, anzitutto, nella sede del Consiglio leuropeo. Paura politica (Nicola Porro)