Gisèle e Niege, nessuna vergogna

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Corriere della Sera ESTERI

C’è una notizia che ci consente di guardare agli anni a venire con un po’ di speranza e di ottimismo in più. La notizia, di due giorni fa, è la condanna di 50 uomini di età compresa fra i 26 e i 74 anni per le reiterate violenze sessuali inferte, da narcotizzata, a Gisèle Pelicot, nonché la condanna del marito della stessa in quanto regista degli stupri e dello scempio del corpo di sua moglie. In questa vicenda aberrante, ciò che ci rende un po’ ottimisti non è tanto l’esito processuale, quanto l’efficacia della battaglia di Gisèle e il modo in cui l’ha condotta. (Corriere della Sera)

Su altri media

Avignone, per quasi dieci anni, Gisèle Pelicot è stata drogata dal suo ex marito Dominique, che ha ammesso di averla violentata e di aver invitato decine di uomini reclutati su internet a fare sesso con lei nel suo letto, a casa sua, mentre lei era incosciente. (Nicola Porro)

«Quando ho scelto di aprire le porte di questo processo il 2 settembre scorso, ho voluto fare in modo che la società potesse prendere conoscenza dei dibattiti che vi si sono svolti», ha detto Gisèle Pelicot, al termine del processo di Mazan, «e non ho mai rimpianto questa decisione». (il manifesto)

PARIGI — La lettura della sentenza comincia con un po’ di ritardo, nel tribunale di Avignone gremito di giornalisti e militanti. La donna che ha compiuto 72 anni qualche giorno fa ascolta in silenzio la lettura della sentenza… (la Repubblica)

Gisèle Pelicot, il patto patriarcale e l’ossessione per l’inanimato

«Penso alle vittime di stupro non riconosciute, le cui storie restano spesso nell’ombra», ha detto Gisèle Pelicot dopo la sentenza che giovedì 19 dicembre ha condannato il marito Dominique alla pena massima di 20 anni per stupro aggravato e vari reati. (Corriere della Sera)

È rimasta Pélicot, ha mantenuto il nome da sposata, quello del marito che l'ha violentata e fatta violenta. Gisèle aveva scelto la luce, quattro mesi fa: le luci delle telecamere, la pubblicità delle udienze, le porte aperte. (ilmessaggero.it)

La violenza subita per oltre dieci anni da Gisèle Pelicot non è risarcibile né riparabile. Bisogna sgomberare il campo, che non è morale e neppure giudiziario, per evitare che si immagini una restituzione o, peggio, un apparato giustificatorio per chi l’ha stuprata, con la connivenza del marito che la drogava per offrirne il corpo privo di sensi a chiunque si prenotasse via internet. (il manifesto)