Morto Paolo Isotta, severo e «ribelle» critico musicale, per 35 anni firma del «Corriere»

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Inaspettata come spesso lo erano, nel bene e nel male, le manifestazioni della sua multiforme personalità di musicologo e critico musicale.

È giunta del tutto inaspettata la notizia della morte del critico musicale Paolo Isotta (al «Corriere della Sera» dal 1980 al 2015) avvenuta nella mattinata di venerdì 12 febbraio nella sua Napoli.

E come quasi tutti i cavalli di razza, non era uomo facile da governare, perché a volte diveniva odioso persino a sé stesso. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altre fonti

A confermarne la notizia il suo manager Francesco Barbaro, al suo fianco sin dagli esordi. Milano, 14 feb. (LaPresse)

Ovidio e la musica (Marsilio, 2018, finalista Premio Napoli 2019), Verdi a Parigi (2020) I nostri fratelli e i loro sentimenti in musica e poesia (Marsilio, 2017, finalista Premio Viareggio-Rèpaci 2017), La dotta lira. (Connessi all'Opera)

Lo scrittore e critico musicale napoletano Paolo Isotta è morto nella giornata di oggi nella sua abitazione. La notizia della sua morte ha suscitato grande dolore in quanti lo conoscevano e apprezzavano la sua arte. (NapoliToday)

I nostri fratelli e i loro sentimenti in musica e poesia (Marsilio, 2017, finalista Premio Viareggio-Rèpaci 2017), La dotta lira. nota: ringraziamo per la foto – a cui Paolo Isotta era particolarmente legato – la casa editrice Marsilio (Il Libraio)

“Isotta è senza alcun dubbio il capitolo più clamoroso della vita culturale di questa Italia”, ha scritto e ribadisce a voce all’HuffPost Pietrangelo Buttafuoco. La mia rabbia – conclude – è che l’Italia e la sua cultura ipocrita e incipriata non siano state in grado di capire e di nutrirsi di uno come lui, non riuscivano e sapevano sopportarlo (L'HuffPost)

Nel 1974 l'assunzione come critico musicale al Giornale di Indro Montanelli e nel 1980 il passaggio al Corriere della Sera, dove continuerà la sua attività di critico fino al 2015. Noto anche per la sua 'vis polemica', Isotta insegna ai Conservatori di Reggio Calabria, Torino e Napoli, ma abbandona l'insegnamento nel 1994 "per progressiva intolleranza verso gli allievi attuali". (La Repubblica)